Risparmio gestito – Italia, in fuga dalle grandi

Tradizione vuole, che l’Italia faccia delle pmi il suo punto principale di forza, in tutti i settori. Si è un paese di santi, poeti e navigatori che poco si adatta alle macrorealtà. Ebbene, Assogestioni ribadisce questa credenza; i dati presentati durante la consueta assemblea annuale mostrano che, nel risparmio gestito, le società più piccole sono anche quelle che hanno contribuito di meno (in termini proporzionali) ai deflussi.

Partiamo dal principio. Innanzi tutto occorre dire che l’Italia, se si considerano i top protagonisti europei (Francia Germania e Gran Bretagna), risulta essere la peggiore realtà presente sul mercato del risparmio gestito nel 2008 (in termin idi deflussi). Infatti, a livello di numeri, abbiamo un decremento nostrano complessivo del 20,4%, contro il -8,8% della Germania, il -7,9 della Francia (riesce però a ottenere una raccolta positiva sul fronte dei fondi monetari) e addirittura il +1,5 fatto registrare dalla Gran Bretagna, dove i fondi comuni hanno retto alla crisi. Ma passiamo al dettaglio dei deflussi dei fondi italiani.

Procediamo con quelle che sono le quote di mercato (nel 2008). Il 50% è detenuto dalle top 5 compagnie, mentre le top 6-10 ottengono un 15%. Le rimanenti compagnie, di minore dimensione, accumulano complessivamente un buon 35%. Ma come si sono spartiti i deflussi? La logica proporzionale non è stata ribadita. Le top 5 si appropriano del 54% dei deflussi, con il 20% del totale frutto invece del (non) apporto delle top 6-10. Le società minori, in risposta, hanno partecipato ai deflussi per il 26%, un segnale interessante se rapportato alla loro percentuale di mercato.

Ovviamente non ha senso procedere a delle riflessioni drastiche; le motivazioni dei contributi negativi non proporzionali possono essere molteplici. Ma non si può comunque fare a meno di riportare i dati.

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