Schroders, i nostri dubbi sulla bad bank

Dal suo lancio il 10 dicembre 2004, Schroder ISF US Small & Mid Cap Equity ha registrato un forte andamento, sovraperformando marcatamente l’indice Russell 2500. il trend è stato decisamente positivo, nonostante il contesto di difficoltà delle piccole e medie imprese statunitensi nell’ultimo anno. Di seguito l’intervista a Jenny Jones, head of US SMall & Mid Cap Equities per Schroders, riguardo la sua visione sull’economia e come lei intende posizionare i propri fondi nei prossimi mesi.

Dottoressa Jones, lei crede che la situazione sia davvero così critica come gli esperti sostengono?
Noi crediamo che la situazione sia critica e che stiamo affrontando il periodo più duro dalla recessione occorso negli anni ’30 durante la Grande Depressione. Abbiamo avuto un lungo periodo di eccesso in cui le società finanziarie ed i consumatori si sono sempre più indebitati. Non appena gli asset nei quali hanno preso a prestito hanno perso di valore (nel mercato dei titoli per le imprese e l’acquisto di case per le famiglie), molti di questi prenditori hanno dovuto affrontare un contesto difficile e, con numeri maggiormente crescenti, sempre in di più hanno dichiarato default sui prestiti ottenuti. Se poi aggiungiamo elementi quali l’aumento del tasso di disoccupazione e la perdita di posti di lavoro, è facile comprendere come il sentiment sia diventato poco incoraggiante. Ad ogni modo, le autorità, Ben Bernanke soprattutto, hanno abbondantemente studiato la Grande Depressione e difficilmente permetteranno che si ripetano errori di politica occorsi allora e che hanno portato alla depressione, appunto. Per esempio, i tassi d’interesse e le tasse erano aumentate negli anni ’30, cosa in contrasto con i livelli, che in precedenza non c’erano stati, di stimolo che il regime corrente aveva fornito attraverso i tagli dei tassi e politiche di ripresa. Inoltre, ci sono più “reti sociali sicure” oggi, che aiutano a moderare l’impatto di un’economia veramente povera. Comunque, il contesto resta difficile.

Tenuto conto di tutto ciò, qual è la sua visione per il mercato degli equity US per i prossimi mesi?
Crediamo che il mercato degli equity US sarà volatile per i prossimi mesi, in vista dell’attesa recessione economica che si prevede sarà di più lunga durata rispetto ad altre recenti recessioni. Ad ogni modo, data la grandezza delle liquidazioni che stiamo sperimentando (seconda solo a quella degli anni 1929-32), il mercato sta adesso vendendo a valutazioni apprezzabili. Per gli investitori con un orizzonte temporale di 2-3 anni, crediamo attualmente che ci siano eccellenti opportunità d’investimento per comprare azioni con profili di rischio/rendimento veramente appetibili. In sostanza, crediamo sia importante prendere in considerazione il lungo termine e sfruttare la volatilità dei mercati a proprio vantaggio. A mio avviso, febbraio è stato il mese a più alta incertezza sinora, con una mancanza di fiducia nelle autorità ed una lunga serie di dati economici deboli. A partire dal 9 marzo, dopo che il Tesoro ha annunciato programmi più dettagliati del proprio Piano d’Investimento Pubblico, c’è stato un rally significativo. Mentre questo progetto appare ancora come un lavoro in corso, appare comunque come un segno di riscatto ed, in qualche maniera, ha stabilizzato il mercato. Nonostante io non mi aspetti forti rimbalzi del mercato per il momento, posso certamente affermare che comunque abbiamo visto i momenti più bassi.

Lei è d’accordo sulla genesi della bad bank?
Noi siamo d’accordo con la filosofia generale che ruota attorno alla genesi della bad bank, visto che c’è ancora un alto consenso sull’incertezza attorno agli investimenti ricompresi nei bilanci delle banche e questo, in qualche modo, dovrebbe rimuovere tale incertezza. Il progetto, così come stilato dal segretario del Tesoro Geithner, è un’alleanza tra settore pubblico e privato che beneficerà di 500-1.000 miliardi di dollari per fornire prestiti e garantire ai partecipanti privati di acquistare gli asset tossici. Il fattore positivo di questo piano è che si avvarrà di un meccanismo di mercato per determinare i prezzi, piuttosto che una decisione unilaterale del governo, cosa che probabilmente aumenterebbe sensibilmente i prezzi a causa delle garanzie statali.

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