Risparmio gestito – In bilico tra crisi e ripresa

La ripresa del ciclo economico continua a ricevere conferme. Il netto miglioramento degli indicatori di fiducia preannuncia una stabilizzazione dell’attività industriale imminente nei paesi sviluppati; come segnalato il mese scorso, le economie asiatiche sono già sul sentiero di crescita positiva.

Il recupero ciclico dell’Asia è evidente su una ampia scala: esso comprende Cina, Giappone e buona parte delle economie più piccole. L’economia cinese è in progresso rispetto ad un già decente primo trimestre, con crescita superiore al 6%. Gli indicatori anticipatori (indici PMI) confermano il segnale di espansione. Risulta interessante il carattere più marcatamente domestico di questa ripresa, con domanda interna e investimenti al momento più dinamici rispetto alle esportazioni. Il canale estero ha bisogno di una ripresa più convincente della domanda americana ed europea, al momento ancora da verificare. Una delle grandi paure di fine 2008/inizio 2009 è stata probabilmente vinta: non abbiamo avuto i temuti grossolani errori di politica economica da parte di un paese non uso ad un ciclo economico negativo. Alcune misure recenti, come quelle indirizzate a contenere l’eccesso di capacità produttiva in settori chiave come l’acciaio, hanno mostrato una capacità di management economico probabilmente migliore rispetto a quanto ci si poteva attendere. Nella vicina Hong Kong, è stato approvato un nuovo piano fiscale (circa 1% PIL 2009) con l’obiettivo di sostenere la domanda interna, a fronte di una domanda estera in stabilizzazione. L’economia giapponese è infine in recupero, soprattutto dal punto di vista della attività industriale. Il segnale del mese precedente è stato confermato, anche in Aprile la produzione industriale è cresciuta in maniera robusta, (5,2%) aprendo definitivamente la porta per un secondo trimestre ottimo. In questo caso, il canale principale è quello estero, per il quale ha parzialmente giovato la fine del rafforzamento dello yen.

I segnali positivi in USA ed Europa risultano oramai convincenti, mentre resta piuttosto preoccupante la condizione del mercato del lavoro che non accenna a migliorare in maniera significativa. Tradizionalmente l’occupazione è tra le ultime a mostrare segni di ripresa, in quanto le imprese attendono segnali concreti prima di ricominciare il processo di espansione. In questa lunghissima fase discendente, la distruzione di posti lavoro è stata davvero impressionante, riportando i tassi di disoccupazione a livelli non visti da anni (9,2% in area Euro, 9,4% in USA). Guardando in particolare al mercato del lavoro americano, sembra purtroppo chiaro che la situazione non migliorerà a breve: le richieste di sussidi di disoccupazione, solitamente affidabile nell’indicare la direzione del mercato del lavoro, continuano a segnalare tempi difficili. Tutto ciò, non depone a favore di una robusta ripresa della domanda per consumi, la quale rimane incagliata tra problemi occupazionali e la necessità di ricostituzione di un tasso di risparmio adeguato. Dal punto di vista più immediato, a ciò si aggiunge un deja vù: nelle ultime settimane, il prezzo del petrolio è tornato stabilmente verso quota $70, con impatto immediato sui prezzi finali.

Guardando al medio termine, è opportuno fare una considerazione sul costo dei piani di salvataggio e delle politiche fiscali sulle finanze pubbliche. Il FMI stima un deficit di bilancio per il 2009 superiore al 10% per le economie sviluppate, con previsioni di rientro lento nel 2010 (-8.7%). Il trasferimento di debito dal settore privato al pubblico, per quanto inevitabile, lascerà i governi con bilanci appesantiti per alcuni anni: quanto detto non depone a favore di un ciclo espansivo particolarmente brillante nel corso dei prossimi anni. 

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