Risparmio gestito – Per l'Europa, ripresa senza sorprese

La crisi finanziaria ha sconvolto l’economia mondiale alla fine del 2008 con una forza inattesa: la produzione industriale e il commercio mondiale sono diminuiti dovunque in modo significativo. La brutalità dell’impatto e la rapidità della sua diffusione hanno origine nell’esistenza di disequilibri finanziari internazionali. La riduzione della domanda interna nei paesi che prendono a prestito è stata in effetti accompagnata da un calo profondo delle loro importazioni, che di conseguenza, ha portato ad un taglio della crescita delle economie più dipendenti dalle esportazioni (soprattutto la Germania e il Giappone). Dopo qualche settimana, tuttavia, sono comparsi alcuni segni di stabilizzazione e le tensioni sui mercati finanziari sembrano placarsi in modo progressivo. La crisi finanziaria non lascerà comunque tracce meno profonde…

Negli Stati Uniti, dopo una contrazione del ritmo annuale maggiore del 6% del PIL nell’ultimo trimestre del 2008, così come nel primo trimestre di quest’anno, gli ultimi indicatori sono più positivi. La ripresa sarà tuttavia più debole rispetto al solito. Sicuramente, dopo un adeguamento violento, i mercati azionari dovrebbero contribuire nuovamente in modo positivo alla crescita, ma è poco probabile che l’investimento residenziale lo faccia in modo significativo, come solitamente avviene in questa fase del ciclo. Il livello estremamente basso di utilizzo delle capacità allontana allo stesso tempo la possibilità di una ripresa rapida dell’investimento in beni strumentali. Quanto ai consumi, essi resteranno stagnanti, malgrado lo stimolo fiscale, a causa dell’erosione della ricchezza delle famiglie, ma anche delle loro difficoltà ad accedere al credito. Quindi, malgrado gli sforzi senza precedenti della FED e del governo per rianimare i mercati del credito, il PIL resterà nuovamente ad un livello inferiore rispetto al suo potenziale nel 2010 (dopo un calo maggiore del 2% nel 2009) e il tasso di disoccupazione supererà il 10%. In questo contesto, l’inflazione dovrebbe restare contenuta e la FED mantenere una politica accomodante nei prossimi mesi …

Nella zona euro, la contrazione del PIL è stata, nel 2009, ancora più marcata che negli Stati Uniti (-9,6% in ritmo annuale). La stabilizzazione del commercio mondiale, anche se timida, permetterà di contenere il calo delle nostre esportazioni. Le difficoltà incontrate dai nostri principali partner commerciali (paesi dell’Europa dell’Est, ma anche Inghilterra e USA) rendono però poco probabile un rimbalzo duraturo. Inoltre, come negli Stati Uniti, l’incompleto adeguamento dei prezzi nel mercato immobiliare peserà sull’investimento residenziale, mentre la sovracapacità produttiva, unita alla debolezza della domanda, inciterà poco le aziende a investire o ad assumere. Nonostante il calo dell’inflazione e il sostegno fiscale apportato, (soprattutto al settore auto motive con gli incentivi alla rottamazione), il peggioramento nel mercato del lavoro frenerà i consumi. Dopo una contrazione pari a circa il 4% nel 2009, il PIL migliorerà al massimo di un po’ più dell’1% nel 2010. La ripresa europea sarà quindi senza sorprese e renderà delicato il necessario processo di riequilibrio delle finanze pubbliche…

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