Risparmio gestito – Il pericolo della moneta

Alla fine del 2008 la forte accelerazione della crescita dell’offerta di moneta reale lasciava intendere che l’attività economica sarebbe calata nella primavera del 2009 per poi riprendersi nella seconda metà dell’anno. Uno scenario che appare confermato anche dalle recenti notizie.

La produzione industriale delle sette principali economie del mondo (G7) è calata del 19% tra febbraio 2008 e marzo 2009, per poi cambiare direzione in aprile e maggio. Questo ha causato un rimbalzo in Giappone e Germania, dove la produzione era scesa in misura maggiore, mentre negli Stati Uniti questa continua a calare, riflettendo in parte i problemi del settore auto.

Il Purchasing Managers Index (PMI) mostra che i nuovi ordini si stanno stabilizzando mentre le aziende stanno ancora tagliando sulle scorte. Quando questo trend diminuirà, le aziende dovranno emettere i nuovi ordini verso i propri fornitori, i quali a loro volta dovranno aumentare la produzione. Lo studio del Conference Board relativo al secondo trimestre indica una ripresa imminente della produzione industriale in USA (si veda la prima tabella allegata).

Tuttavia, il principale evento del primo semestre dell’anno è stato il rimbalzo delle economie emergenti (seconda tabella allegata). La produzione industriale nelle sette principali economie emergenti – i Paesi BRIC più Corea, Taiwan e Messico – è cresciuta del 3% tra dicembre e maggio, a fronte di una contrazione dell’11% per i Paesi del G7. E gli studi suggeriscono un’ulteriore accelerazione.

Questa ripresa delle economie “E7” non riguarda solo la Cina (terza tabella allegata). La produzione è in fase di crescita in cinque delle sette economie emergenti, ad eccezione del Messico – che beneficerà della ripresa negli Stati Uniti – e della Russia. Questo è il risultato di una ripresa del commercio a livello globale e dell’efficacia degli stimoli monetari in quelle economie dove il sistema bancario funziona ancora normalmente.

La forza dei paesi emergenti, combinata con il miglioramento delle prospettive per le economie del G7, suggerisce che una solida ripresa dell’attività globale secondo il “modello Zarnowitz” sia ancora possibile. La stretta del credito nelle economie sviluppate non costituisce un ostacolo immediato a uno scenario di questo tipo, dal momento che la domanda di credito tende ad essere comunque debole nel corso del primo anno delle riprese economiche.

Vi sono poi due fattori di rischio principali. Il primo è che la crisi del mercato del lavoro possa portare ad un ulteriore calo dei consumi, vanificando la crescita industriale guidata dalle scorte. Il rapporto di giugno sull’occupazione negli Stati Uniti è stato in effetti scoraggiante, ma i principali indicatori forniscono messaggi più confortanti – per esempio, il numero dei tagli ai posti di lavoro annunciato il mese scorso è stato il più basso dal marzo 2008, secondo quanto riferisce la società specializzata Challenger, Gray & Christmas.

In secondo luogo, la crescita di moneta reale potrebbe rallentare qualora il debole andamento del credito vanificasse i benefici delle politiche espansive e i più alti prezzi delle materie prime facessero lievitare l’inflazione. Questi fattori sono meno preoccupanti negli Stati Uniti e in UK rispetto all’Europa: la FED e il MPC sono infatti più propensi a calibrare l’acquisto di asset al fine di assicurare stabilità, mentre la massa monetaria M3 nell’Eurozona è stagnante e viene messa in dubbio l’efficacia di una politica espansiva da parte della Banca Centrale Europea.

 

 

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