Risparmio gestito – Virtù specchio dei peccati

In agosto e a inizio settembre i dati macroeconomici hanno rilevato ovunque e in modo coerente un recupero di fiducia e un livello di attività produttiva compatibile con la fine della recessione: la seconda parte di quest’anno vedrà di sicuro un’espansione del reddito reale e probabilmente di entità superiore alle attese ufficiali (il consensus viene via via migliorato). Langue invece il mercato del lavoro, tipicamente in ritardo ciclico, ma il dato occupazionale di giugno in US sembra essere un’eccezione negativa. Stiamo assistendo ad un circolo virtuoso in cui i miglioramenti finanziari e reali si influenzano reciprocamente: perfetta inversione della spirale viziosa dell’autunno 2008- inverno 2009.

La parte reale di questo fenomeno ha una certa inerzia e durerà almeno fino a inizio anno prossimo. Poi ci si attende un assestamento nel 2010 (ripresa a W) di entità non chiara anche se aumentano i fautori di una ripresa convinta a forma di V. I mercati hanno accolto il flusso estivo di notizie positive con una buona performance di tutte le attività rischiose, salvo qualche doveroso cambio di testimone (EM). Un fatto notevole, è che ciò sia avvenuto senza vistosi sacrifici per le obbligazioni di Stato normalmente penalizzate dal ritorno dell’appetito per il rischio. Qui ha giocato a favore sia l’assenza di (visibili) focolai d’inflazione sia la ribadita promessa dei banchieri centrali (in primis Bernanke appena riconfermato in carica) di gestire la futura normalizzazione delle politiche monetarie con molta circospezione.

Resta il fatto che le valutazioni degli asset finanziari sono complessivamente migliorate il che impone se non altro la consapevolezza che l’attuale combinazione di quotazioni azionarie e obbligazionarie è più difficili da sostenere di quanto non fosse tre mesi fa: le azioni incorporano crescite degli utili a 12 mesi ben sopra il 20%, i differenziali di rendimenti dei corporate bonds (IG) rispetto ai governativi è sotto il 2%, e in questo quadro i rendimenti dei titoli di Stato sono sotto il loro valore d’equilibrio.

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