Fondi pensione, gli operatori ci credono

Lo studio che ha coinvolto i maggiori esperti attivi nei principali paesi europei, ossia Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Svizzera e Regno Unito analizza l’evoluzione del mercato dei fondi pensione. In particolare i 216 esperti coinvolti, tra cui fondi pensione, università, agenzie di controllo, società di consulenza, organizzazioni internazionali, società di asset management, compagnie di assicurazioni e associazioni, hanno riflettuto su come potrebbe cambiare lo scenario e su quali sono gli ostacoli principali alla diffusione di tale strumento finanziario. Dall’analisi si è messo in evidenza che nonostante la crisi finanziaria, il pensiero su quello che accadrà nel proprio futuro è un tema caldo. Tanto che secondo l’89% degli intervenuti si aspetta di assistere ad una crescita del mercato delle pensioni a contribuzione definitiva. E in molti segnalano che si assisterà a un passaggio dal sistema a prestazione definita al meccanismo di contribuzione definita. E tra i fattori che incentiverebbero il passaggio verso tale sistema è da citare sicuramente la riduzione dei costi. Anche se i maggiori ostacoli al miglioramento degli schemi a contribuzione definita sono rappresentati per gli esperti dalla scarsa educazione finanziaria e dalla consulenza inadeguata. Problemi principalmente esposti dagli esperti francesi, quelli italiani e da quelli britannici. Tra gli altri problemi elencati anche gli insufficienti incentivi fiscali e l’inadeguata regolamentazione, evidenziati soprattutto dagli esperti italiani e francesi. E last but not least molte poche o troppe scelte di investimento, ma soprattutto un’insufficiente diversificazione nei portafoglio. Un ruolo di primo piano, infatti, secondo gli esperti deve essere giocato dai cambiamenti possibili sull’asset allocation. Più del 75% degli esperti è convinto che a seguito della crisi finanziaria si dovranno mettere in atto maggiori strategie di gestione del rischio. Inoltre gli esperti si aspettano un passaggio verso classi di attivo meno rischiose al fine di consolidare gli elementi di protezione. Per Tomaso Giorgetti, responsabile di Allianz Global Investors Europe GmbH, Italy Branch un elemento da non sottovalutare è rappresentato dal fatto che “la crescita della contribuzione definita presenta implicazioni cruciali per la fase di erogazione delle prestazioni previdenziali, e la questione della conversione degli asset previdenziali in reddito pensionistico è determinante” spiega l’esperto. “La nostra indagine dimostra che le rendite variabili indicizzate all’inflazione godono di grande popolarità tra gli esperti europei. La maggioranza degli esperti italiani, olandesi e tedeschi le ritiene una soluzione adeguata. Al contrario, i versamenti in un’unica soluzione non sono considerati una valida alternativa, e il sostegno a favore di altre forme di erogazione delle prestazioni previdenziali varia da paese a paese”. A questo punto si potrebbe pensare di sviluppare un mercato pensionistico paneuropeo. Secondo gli intervistati questo richiederebbe l’introduzione di ulteriori modifiche al quadro legislativo di ogni singolo paese. Ma a prescindere da questo per Brigitte Miksa, responsabile international pensions di Allianz GI “La regolamentazione sarà solo uno degli strumenti utili per proteggere gli asset previdenziali, ma nel dibattito pubblico non si discute ancora a sufficienza della necessità di un’alfabetizzazione finanziaria avanzata: è questo uno dei messaggio più urgenti che l’indagine ci trasmette”.

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