Consultinvest: come costruire un portafoglio obbligazionario oggi

RENDIMENTI BASSI  – Nonostante i rialzi nei tassi d’interesse visti negli ultimi 4 mesi, i rendimenti delle obbligazioni governative (e di numerosi emittenti societari) rimangono ancora storicamente molto bassi, in molti casi negativi in termini reali e in alcuni negativi anche in termini nominali, spiega una nota di Consultinvest. Sulle obbligazioni societarie – dove gli spread di rendimento sono ai minimi storici – si deve investire sui rating più speculativi per ottenere rendimenti nominali e/o reali accettabili, ovvero in grado di compensare ragionevolmente i sempre possibili rischi di credito. Quindi l’investitore obbligazionario, che tipicamente cerca di assicurarsi un flusso reddituale (le cedole) significativo, è attratto da investimenti su scadenze molto lunghe che hanno una durata finanziaria elevata (ovvero una elevata sensibilità dei prezzi dei titoli al rialzo dei rendimenti a scadenza) che lo espongono a considerevoli rischi di perdite future, indotte da una un regime di tendenziale risalita di tassi d’interesse. Perdite che oggi possono diventare difficilmente recuperabili anche detenendo a scadenza i titoli, a meno di non voler ipotizzare un ritorno agli scenari deflazionistici e di tassi nuovamente in discesa.

SFIDA ARDUA – La sfida per l’investitore obbligazionario si presenta dunque molto ardua. Questi deve ricorrere a un mix di strategie differenti che se non escludono del tutto la possibilità di avere fasi di performance negative, aiuteranno a migliorare la gestione del rischio e avere una redditività media più alta. La prima rimane quella della diversificazione. Diversificazione per emittente, cercando di non rimanere ancorati al solo titolo di stato italiano ma di spaziare anche su altri emittenti sia dell’area euro che non. Poi la diversificazione per tipologia di cedola che lo deve spingere a investire in titoli con cedole indicizzate all’inflazione o a tasso variabile. Questi ultimi purché abbiano almeno Spread di un certo rilievo (come può accadere nel caso di emissioni societarie o bancarie di solide realtà europee o statunitensi). La tipologia dei titoli legati all’inflazione ha il vantaggio non solo di offrire una ridotta sensibilità ai tassi d’interesse (minore durata finanziaria rispetto a titoli normali a parità di scadenza) ma anche di poter beneficiare di un ritorno a livelli d’inflazione normali e in linea con quelli desiderati dalle banche centrali (in genere il 2%).

IL LADDERING – La seconda strategia a cui rivolgersi è nota come il “laddering del portafoglio” (scalettatura del portafoglio), prosegue la nota. Il “laddering” consiste nel costruire un portafoglio dove i titoli scadono all’interno di intervalli temporali predefiniti e crescenti nel tempo. Ad Esempio tra 1-2 anni, tra 2-4 anni, tra 4-6 anni e così via. In un portafoglio così costruito è possibile proiettare con certezza i flussi di rimborso dei titoli come fossero cedole e soprattutto di poter gestire meglio il rischio di tasso. Infatti man mano che i titoli arrivano a scadenza, gl’incassi del capitale vengono reinvestiti in titoli che cadono nell’intervallo più lungo e così via. In questo modo sulla risalita dei tassi d’interesse l’investitore va ad investire i in modo sistematico a tassi d’interesse sempre più alti, innalzando la redditività di medio e di lungo termine del suo portafoglio. Se poi i rialzi non dovessero essere forti come da aspettative iniziali, il portafoglio potrebbe beneficiare del cd effetto “rolling down the curve”, ossia del fatto che (nel caso di curve dei rendimenti inclinate positivamente) con il passare del tempo i titoli accorciano le loro scadenze e passando a scontare rendimenti più bassi vedono sostenere i prezzi al rialzo.

COME OTTENERE RENDIMENTI – Inoltre, ipotizzando di costruire almeno 6 intervalli temporali, con titoli a cedola semestrale si può avere un “laddering” in grado di assicurare piccoli flussi reddituali mensili dati dalle cedole dei titoli, aggiunge la nota. La scelta di dove posizionare l’ultimo intervallo dipende sia dall’orizzonte temporale dell’investitore che dalle Sue aspettative di ampiezza del rialzo dei tassi. Tanto più ampio e duraturo il rialzo atteso dei tassi e tanto più temporalmente vicino l’intervallo temporale terminale: così il reinvestimento avverrà con maggiore frequenza anche per cicli di rialzo duraturi. La stessa distribuzione dei valori nominali dei titoli negli intervalli può risentire di queste aspettative. Si può impostare un “ladderring” di tipo tradizionale equipesando i nominali negli intervalli, oppure pesare in modo differente la durata finanziaria media presente in ogni intervallo: più forte e violento l’aumento atteso e maggiore il peso degli intervalli temporalmente più vicini. Infine per l’investitore molto più propenso al rischio e che ha modo di diversificare sulle valute, magari puntando su emittenti governativi in valute emergenti che oggi vedono (alcuni e non tutti) emissioni governative a rendimenti reali elevati e/o con valute recentemente molto penalizzate.

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