Trasparenza da OICR

…trova continuamente nuovi stimoli (ed anche la sua ragion d’essere professionale) nella congerie di leggi e regolamenti che disciplinano il settore così come nella complessità di strumenti e prodotti finanziari, comportamenti e contratti. Tuttavia mi chiedo se davvero non sarebbe possibile semplificare almeno alcuni aspetti fondamentali. Non mi aspetto certo che sia l’industria a proporre inversioni di tendenza atteso che più i prodotti sono sofisticati e meno il cliente è in grado di scegliere a ragion veduta; del resto è una tendenza generale della società quella di svilupparsi in articolazioni sempre maggiori.

L’industria è in gran parte costituita da gruppi finanziari multinazionali di dimensioni enormi che si reggono e si esprimono con un linguaggio complicato e composito come loro stessi. Né sembra aver avuto ragione chi si illudeva che la crisi finanziaria portasse ad un ripensamento complessivo del settore quasi che si trattasse di una catastrofe epocale dalla quale la civiltà (finanziaria) risorgesse attraverso una nuova età della pietra riscoprendo o reinventando i propri fondamenti. Nemmeno il popolo dei risparmiatori sembra avere oggi la capacità esprimere un atteggiamento riformatore o innovativo.
Nel nostro paese, in particolare, non esiste un’autoctona cultura del consumo perché, parliamoci chiaro, la visione familiare e paternalistica fascista che nega la dialettica tra classi e interessi, non l’abbiamo mai superata.
Inoltre ormai a livello globale il cliente sempre di più approccia il mercato per soddisfare i propri bisogni di appartenenza o identità anziché i propri bisogni economici; infatti si sceglie l’operatore telefonico più sulla base della pubblicità che del servizio effettivamente erogato e si investono i propri risparmi sulla spinta del rapporto fiduciario con il collocatore piuttosto che in ragione di un’analisi approfondita delle proprie necessità e della conoscenza del prodotto offerto. Ci si potrebbe quindi attendere un intervento del legislatore, in senso lato, ricomprendendo in tale categoria chiunque a qualsiasi titolo ponga delle regole che gli operatori siano tenuti ad osservare; ed invece la tendenza è opposta. Anzi, ho la sensazione che l’alluvione di leggi e regolamenti che funesta il diritto finanziario italiano e globale, sia uno dei principali motivi per i quali l’investitore, e anche il piccolo operatore, che si avventura sul mercato non sa mai di preciso dove mette realmente i piedi.

Del resto, se quello che abbiamo descritto è il mercato, forse non era da buttare via tanto sbrigativamente la visione marxista del diritto come mera espressione dei rapporti economici. Allora una proposta, che è un po’ una provocazione, la faccio. Abbiamo visto in questi anni OICR monetari che si comportavano come azionari, SICAV che cambiavano senza preavviso stile e obiettivi di gestione, fondi che hanno sospeso chi il calcolo del NAV, chi i rimborsi, per arrivare a fondi finti che si sono rivelati dei Ponzi schemes. Per non parlare nemmeno di quelli che sono stati trasformati in discariche di titoli tossici emessi o detenuti da amici e parenti della casa. Tutto ciò molti clienti l’hanno scoperto dopo averci messo i loro quattrini, ma se avessero saputo giorno per giorno cosa ne veniva fatto, forse avrebbero potuto ritirarsi in tempo per limitare i danni. Quello che manca è in sostanza una reale trasparenza degli OICR anche se tutte le leggi affermano che essa è un principio irrinunciabile del sistema. Basterebbe una norma di tre righe che imponesse alle società di pubblicare quotidianamente su internet tutta l’operatività condotta, il calcolo e i criteri di calcolo del NAV e il dettaglio dei costi e la trasparenza sarebbe assicurata. Si potrebbe anche mandare in pensione più di una figura di controllore in quanto i concorrenti e i clienti sarebbero i più spietati giudici della correttezza dei gestori. Tecnicamente infine la novità non graverebbe di costi apprezzabili il sistema atteso che tutta l’operatività si svolge già in forma telematica e in tempo reale. C’è qualcuno che se la sente di proporla una norma simile?

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