Fondi comuni alla conquista dei capitali “scudati”

Quali opportunità esistono oggi per i fondi comuni di investimento? Secondo il Focus elaborato da Stefano Ambrosetti dell’Ufficio Studi di Bnl le prospettive per il 2010 per questa tipologia di prodotto finanziario sono legate a una serie di fattori quali: l’andamento dei mercati, i possibili effetti delle exit strategies di politica monetaria, la capacità di intercettare almeno una parte dei capitali rientrati con lo scudo fiscale e l’attuazione di alcune riforme tra cui l’attesa armonizzazione fiscale tra i fondi di diritto italiano e quelli di diritto estero, più volte discussa ma non ancora approvata.

Tutti elementi che potrebbero incrementare il flusso di raccolta e il patrimonio gestito in fondi comuni. A fine gennaio 2010 il patrimonio gestito dai fondi comuni di investimento sul mercato italiano è risultato pari a circa 427 miliardi. La raccolta netta di gennaio è stata positiva (260 milioni), ma inferiore rispetto al trend degli ultimi mesi. Nel 2009, nonostante il buon andamento del secondo semestre, la raccolta netta totale è rimasta negativa (-2.9 mld. di euro), anche se in misura molto più contenuta rispetto al triennio precedente (-140 mld. di euro nel 2008, -53 mld. nel 2007 e -18 mld. nel 2006).

Nel corso del 2009 si è assistito anche ad un altro fenomeno, ossia la riduzione del numero dei fondi comuni di investimento, passati in 12 mesi da 3.569 a 3.394. 

 

Ma per quale motivo il tema delle exit strategy è così importante? Per l’esperto le iniezioni di liquidità, operate dalle banche centrali sui mercati finanziari per far fronte alla crisi, hanno agevolato le banche a reperire liquidità, riducendo di fatto la necessità di ricorrere allo strumento della raccolta diretta. Dal momento che circa il 90% dei fondi viene distribuito attraverso il canale bancario, il graduale rientro delle misure non convenzionali di politica monetaria potrebbe indurre le banche ad accrescere l’emissione e il collocamento allo sportello di bond bancari a discapito, almeno in parte, della vendita di fondi comuni. Ma tale riduzione potrebbe essere ribilanciata grazie ai flussi derivanti dal rimpatrio dei capitali. Infatti in un momento di rendimenti prossimi allo zero per i titoli pubblici e di elevata disaffezione per gli strumenti troppo complessi o poco trasparenti, per l’industria dei fondi lo scudo fiscale rappresenta una grande opportunità di rilancio.

Ma la strada dell’innovazione e della riorganizzazione deve però essere percorsa velocemente, anche in considerazione del fatto che i nuovi flussi di risparmio provengono da investitori abituati a possedere in portafoglio prodotti di risparmio gestito e a utilizzare per la gestione dei propri investimenti, figure consulenziali specializzate, tipicamente offerte dalle grandi banche dei paesi a regime fiscale privilegiato.

 

E quando si parla di innovazione l’idea non può non andare all’innovazione tecnologica, ossia a strumenti che possano migliorare l’efficienza della gestione, la standardizzazione del sistema e la “portabilità” dei fondi in Italia, in modo da accrescere la concorrenza e l’efficienza degli stessi.

Per questo le associazioni che rappresentano gli operatori di mercato hanno dunque dato avvio ad un Tavolo Tecnico interassociativo incaricato di definire il linguaggio, le procedure e le modalità operative per la standardizzazione della gestione degli ordini dei fondi comuni entro l’estate del 2010 e di supportarne l’implementazione da parte dei diversi operatori di mercato entro dicembre 2011.

 

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