L’Europa? È l’anello debole si salva solo l’Est

di Claudio Kaufmann

Ci sono tabelle che valgono più di mille discorsi. Come quella, ad esempio, che illustra come il 2008 sia stato per l’indice S&P 500 americano il peggior anno dal lontano 1931. Ma che segnala, altrettanto, come il 2009 sia stato il miglior anno borsistico dal 1954.
Ed è Giorgio Mascherone, responsabile investimenti di Deutsche Bank in Italia, a suggerire di fare buon uso di simili dati. “Nonostante rimaniamo positivi sulle Borse – spiega – c’è da escludere che nei prossimi mesi possa ripetersi una performance simile all’anno scorso. Il 2009, nonostante la crisi economica devastante, è stato un periodo irripetibile. E siamo molto soddisfatti di avere incrementato la componente azionaria nel momento adatto”. Ne consegue che la parola d’ordine per il 2010 è flessibilità. “Bisogna stare sui mercati – aggiunge Mascherone – pronti a rivedere l’asset allocation, come insegnano vicende recenti, da Dubai alla Grecia, oppure il fatto che la Cina abbia dato vita a una stretta monetaria alzando la riserva obbligatoria delle banche”.

In sintesi, quali sono le aspettative sui mercati azionari da qui a dicembre?
Pur con le varie differenze riteniamo che i prezzi di Borsa siano adeguatamente prezzati, in linea col fair value. Tuttavia, stimando nel 2010 una crescita media degli utili intorno al 15-20%, ci attendiamo una salita media dei listini nell’ordine del 7-10 per cento dai livelli attuali. In generale non vediamo multipli stressati, a partire dal classico rapporto prezzo/utili. Inoltre c’è da considerare, in positivo, l’effetto dividendo che appare interessante e sostenibile, soprattutto se messo a confronto con i rendimenti dei bond governativi decennali di riferimento.

I listini da privilegiare?
È evidente che dalla profonda recessione del 2008 si sta uscendo con velocità diverse tra le varie aree del mondo. Sicuramente mettiamo al primo posto l’Asia. In Cina potrebbero ridursi i timori di una stretta monetaria, in India vediamo molto bene i processi di privatizzazione e il settore infrastrutture, anche la Corea promette utili particolarmente attraenti. In Sudamerica guardiamo positivamente a Brasile e Messico. Gli Stati Uniti si stanno rialzando ma soffre ancora molto il mercato del lavoro; anche sul fronte immobiliare non si è ancora toccato il fondo: basti pensare alle difficoltà che incontrano cittadini con mutui prime.
Purtroppo l’Europa, in questo scenario, recita la parte di anello debole, come dimostra la crisi greca, compreso il rischio che si estenda alla Spagna. Semmai, ma in modo più tattico, si può guardare con favore all’Est Europa, alla Russia in particolare.

Quali settori appaiono più interessanti?
In questa fase tendiamo a privilegiare tecnologia ed energy senza trascurare i consumi discrezionali che potrebbero avvantaggiarsi di una leggera ripresa del mercato del lavoro. Nella seconda parte dell’anno riteniamo possa diventare opportuno guardare a settori più difensivi, a partire dal pharma. Vorrei però sottolineare che oltre alla classica partizione tra bond e azioni, consigliamo ai clienti di posizionarsi su strumenti market neutral utilizzando hedge fund, in particolare la strategia long-short o prodotti a gestione quantitativa. Insomma, per dirla in modo un po’ tecnico, suggeriamo meno beta e più alpha.
Infine sulle materie prime stimiamo a fine anno il barile a 90-95 dollari, crediamo che l’oro possa tornare a quota 1.200 dollari l’oncia, mentre nel medio termine vediamo in modo positivo le commodities agricole.
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