Continua la corsa di Cina & C. Ma attenti ai prossimi due mesi

di Allan Conway

Nonostante i guadagni spettacolari del 2009 (+79% in dollari USA), riteniamo che i mercati azionari dei paesi emergenti presentino ulteriori margini di crescita. Esiste indubbiamente un rischio di volatilità sul breve termine, ma prevediamo che tali mercati conseguiranno notevoli rialzi sul medio grazie alle loro eccellenti prospettive di crescita e alla maggiore solidità dei fondamentali rispetto alle economie sviluppate. Ci attendiamo addirittura che in futuro i titoli vengano trattati a premio rispetto a quelli dei paesi industrializzati. Inoltre, viste le probabilità che il contesto resti ancora globalmente favorevole alla liquidità, questi mercati potrebbero essere i primi a beneficiare di una bolla dei prezzi degli asset. Se esaminiamo lo scenario dell’economia mondiale, è indubbio che ci troviamo in una fase di ripresa dopo la recessione più lunga e rovinosa dagli anni Trenta.
Ma di quale tipo di ripresa si tratta? Il team economico di Schroders prevede una ripresa “a W”, con una crescita nel 2010 del Pil statunitense intorno al 2,2%.
I rischi tuttavia sono al rialzo, e ci sono buone possibilità che la crescita USA risulti superiore al 3%. Anche così si tratterebbe comunque di un dato insoddisfacente. Vista la gravità della recessione che ci siamo appena lasciati alle spalle, sarebbe più logico attendersi una crescita nell’ordine del 5-6%.
A nostro avviso, nel 2010 e nei prossimi anni, la performance delle economie emergenti sarà di gran lunga più vigorosa di quella delle economie sviluppate. Nel 2009, quando il tasso della crescita mondiale è stato negativo (-2,1%), i mercati emergenti sono riusciti nel complesso a evitare la recessione e hanno registrato un avanzamento dell’1,1%. Questo dato ha sorpreso molti osservatori perché, analizzando gli ultimi 50 anni, ci si sarebbe aspettato che le economie emergenti risentissero in misura maggiore di una recessione nei paesi sviluppati. Invece, come già avevamo notato lo scorso anno, pur registrando un rallentamento, esse hanno messo a segno una sovraperformance significativa rispetto a quella dei paesi sviluppati e tale trend dovrebbe proseguire anche in futuro. In passato la loro crescita dipendeva fortemente dall’andamento del ciclo economico internazionale, perché la loro economia poggiava sull’export (basti pensare al Giappone negli anni Sessanta o alla Corea negli anni Ottanta). Era proprio a causa di questa dipendenza che i paesi emergenti erano soliti risentire in misura maggiore di un rallentamento congiunturale negli USA o nel Vecchio Continente. Tuttavia, se esaminiamo la situazione odierna, vediamo che la crescita in Cina, ad esempio, è guidata soprattutto dalla domanda interna e non dalle esportazioni. Questa situazione non ha precedenti: in passato, era il commercio a trainare i paesi emergenti che attraversavano un periodo di rapida crescita economica. Il ribilanciamento della crescita dell’economia cinese sulla domanda interna a scapito delle esportazioni è uno dei fattori che hanno consentito al Dragone di uscire indenne dalla crisi e di mettere a segno una crescita vigorosa nonostante il rallentamento e la recessione dei paesi sviluppati.
L’articolo completo lo puoi trovare su Soldi,
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