E adesso li chiamano “spazzini”

di Matteo Chiamenti

Miliardi di dollari di asset tossici diffusi nel mondo, finanziarie che hanno osato troppo e che, dopo il 2008, si sono ritrovate con lo stomaco pieno di titoli immobiliari distressed e strutturati, tutti elementi che hanno reso pressoché impossibile la di-gestione del bilancio.
Uno scenario decisamente problematico, con la paura finanziaria che fa 90 sulla scia dei timori di illiquidità. È qui che entra in gioco il nostro, o meglio il loro, eroe: stiamo parlando delle società di gestione di risparmio. Già, la società di gestione del risparmio, soggetto che l’opinione comune vede solitamente dedito al management dei portafogli dei fondi di investimento e alle view sui mercati.
Ebbene, se è vero che in momenti in cui le performance latitano e la raccolta pure, non vi è maniera migliore che ripensare ai fondi di “approvvigionamento” del proprio business, sfruttando le consolidate competenze finanziarie a tutto tondo che professionisti di questo tipo devono necessariamente possedere: ecco così l’ascesa della toxic asset advisory, ovvero la consulenza ad hoc per ripulire i bilanci sporcati dalla crisi che fu. L’occasione d’altra parte era, ed è, più che mai ghiotta: riuscire a guadagnare anche in un periodo di crisi sfruttando 6.500 miliardi di dollari di “illiquidità” sparsa per il mercato.
Un occasione ghiotta sì, ma non per tutti, dal momento che la maggior parte delle società hanno preferito rimanere concentrate strettamente sul core, rimanendo focalizzate in maniera esclusiva sul caposaldo dell’asset management. Per approfondire la questione abbiamo ascoltato alcuni big internazionali del gestito, cercando di capire direttamente con loro quale è stata la scelta in merito a questa opportunità. Per M&G, Vontobel, Henderson e Fidelity la scelta è più che mai definita: siamo degli specialisti del risparmio gestito, preferiamo mantenere l’attenzione su questa attività piuttosto che addentrarci in un’advisory di questo tipo.
Discorso diverso per Franklin Templeton che, interpellata da Soldi, ha ammesso l’impegno in questo tipo di attività, sebbene la si continui a considerare come marginale rispetto al business core.
Ma qual è stata quindi quella società che ne ha fatto della toxic asset advisory un cavallo di battaglia, rendendola uno dei principali motivi di soddisfazione post crisi? Stiamo parlando di Blackrock, società che, dopo aver incorporato nel 2006 la Merrill Lynch Investment Managers (MLIF) e nel marzo 2009 la Barclays Global Investors, è diventata a diritto il più grande gestore di risparmio al mondo con oltre 3.000 miliardi di dollari.
Una realtà alla quale si sono rivolti i segretari al tesoro americano, prima Henry Hank Paulson e poi Timothy Geithner, entrambi con lo scopo di ricevere un parere quando si è trattato di salvare dal rischio default i colossi finanziari.
L’articolo completo lo puoi trovare su Soldi,
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