2011-2012: scatta l’allarme rosso sul fronte dei titoli governativi

di Paolo Brambilla

Secondo Brian Coulton, responsabile del settore bonds governativi dell’agenzia di rating Fitch, occorrerà che la Banca Centrale Europea acquisti centinaia di miliardi di euro in bonds governativi per domare le crisi che stanno attraversando praticamente tutti i paesi europei. Si è già ampiamente dato il via all’operazione di sostegno in aprile con l’acquisto di bonds portoghesi, greci, irlandesi per un ammontare di 47 miliardi di euro. C’è però qualche funzionario della Bce che comincia a ipotizzare che anche qualche altro istituto debba intervenire in appoggio a questa politica di acquisti, per non correre il rischio di rimanere intrappolati in una strategia teoricamente corretta, ma in pratica foriera di destabilizzazione per il mercato obbligazionario nel suo complesso. Oltre al fatto dunque di applicare rimedi tardivi, si potrebbe addirittura innescare un meccanismo inflattivo non più sanabile. La Spagna, ad esempio, è riuscita sì a piazzare le ultime emissioni obbligazionarie, ma pagando lo scotto di tassi decisamente elevati (si potrebbe dire “fuori mercato”). Si parla di 220 basis points sopra i bunds tedeschi di pari durata, un record (diciamo negativo) per il mercato. Il collo di bottiglia si verificherà già nel 2011 e sarà ancor più pericoloso nel 2012, quando una enorme massa di prestiti andrà a scadenza e dovrà essere necessariamente rinnovata, a qualsiasi condizione. Allora sì che i tassi scatteranno a livelli stratosferici. Oppure qualcuno, nel tentativo di opporsi alla realtà dei fatti, potrebbe innescare un fenomeno esplosivo senza ritorno, sia nel mercato dei bonds governativi, sia in quello dei corporate bonds. Non finiremo mai di raccomandare quindi la sottoscrizione di prestiti a breve, se si teme che questo scenario debba realmente verificarsi. D’altra parte a qualche reazione pesante stiamo assistendo già adesso. Il mercato americano, ad esempio, è fortemente scosso in questi giorni dalla notizia che colossi del reddito fisso del calibro di Fannie Mae e Freddie Mac saranno al più presto rimossi dal listino azionario del New York Stock Exchange perché secondo gli organismi di controllo non posseggono i requisiti minimi per farne parte. Logicamente continueranno ad esistere come emittenti obbligazionari. Allo stesso tempo Standard & Poor’s fa capire che il contesto finanziario nel quale si muovono gli 1,7 trilioni di dollari (più o meno la distanza terra-luna misurata in banconote da un dollaro) relativi a prestiti in scadenza a breve potrebbe creare una destabilizzazione di portata epocale, se sommata alla crisi dei bonds governativi. Non c’è da stare allegri.
L’articolo completo lo puoi trovare su Soldi,
in edicola in questi giorni

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: