Risparmio gestito – Tagli salutari

È la ricetta tedesca quella giusta per uscire dalle secche dell’economia? Gli ordini alla produzione per i settori export come macchinari, auto e chimici stanno aumentando e l’industria, che assiste a una ripresa produttiva a livelli pre-crisi, sta assumendo consistentemente lavoratori. Il fatto che buona parte della ripresa, favorita dall’indebolimento dell’euro, sia legata alla crescita asiatica che sta ultimamante allentando il ritmo (vedi le aspettative di attenuamento dell’attività in Cina) pare non spaventare l’industria.

Il nuovo governo ugherese (che ha dimostrato la sua capacità comunicativa e di coordinamento europeo poco tempo fa con l’esternazione del nuovo primo ministro sulla possibilità di fallimento del paese..) ha introdotto una tassa sugli intermediari finanziari che ci si aspetta troverà opposizione dalle banche estere presenti sul territorio e dalla FMI.

La Gran Bretagna sta valutando un taglio della spesa del 40% a carico del proprio ministero delle finanze, scioccandone i dipendenti.

L’Unione Europea porrà questa settimana al centro del dibattito, con un nuovo studio, il problema della bomba a tempo del sistema previdenziale: al momento in Europa per ogni persona che ha più di 65 anni ci sono 4 persone in età lavorativa, nel 2060 si calcola che ce ne saranno soltanto due: mentre in Francia ad esempio ci si pensiona prima dei 59 anni, in USA solo a 65 e in Giappone addirittura a 70. Il sistema dei fondi e delle casse pensione, ulteriormente indeboliti dalla crisi, non potrà far fronte a questa situazione e il governo Europeo, rafforzato dalla crisi degli stati, spingerà per riforme sostanziali nell’età pensionistica.

Il presidente della BCE Jean-Claude Trichet si è proclamato per un rafforzamento del patto di stabilità e favorevole a misure di austerity per contenere i deficit europei.

Lo stress test europeo delle banche, che dovrebbe esser pubblicato attorno al 23 luglio, ha una differenza di base da quello americano dell’anno scorso (dopo il quale le banche furono ricapitalizzate e il mercato si risollevò): mentre in USA le principali poste a rischio nei bilanci delle banche erano i titoli sub-prime legati al mercato immobiliare- una posta frammentata che poteva in alcuni casi azzerarsi come valore (come ha fatto) senza implicazioni politiche per il governo USA-  nel caso europeo si tratta di fare assunzioni sulla possibilità di fallimento di titoli di stato di paesi dell’Unione Europea (Grecia in primis e altri PIGS). Ora se si assumesse, come un rigoroso stress test imporrebbe, nello scenario peggiore (senno non dovrebbe chiamarsi “stress”) la perdita del 50% del debito facciale dei titoli greci, i politici dell’Unione Europea temerebbero di vedervi un’implicita dichiarazione di debolezza nel potere o volere salvare la Grecia. Questo è il motivo per il quale pare che lo scenario di deprezzamento dei titoli greci sia stato prezzato al 3% nei test in preparazione: un numero che profuma anche a gran distanza di compromesso politico inficiando la credibilità di tutta l’impalcatura degli stress test.

Gli importanti dati sulla disoccupazione USA di venerdì sono stati “moderatamente deludenti” ossia un po’ peggio delle aspettative: meno assunzioni del previsto e numero di ore e salario orario in calo. Anche gli ultimi dati  (attese di ordini in manifattura, mercato delle abitazioni e confidenza dei consumatori) sono stati negativi. A livello di immagine il “proclama” in direzione della crescita indirizzato al G20 sulla stampa mondiale prima del suo svolgimento dai due portavoce del presidente USA (Timothy Geithner e Lawrence Summers) e di fatto non recepito nella comunicazione successiva all’incontro dei grandi G20 -tutta incentrata sul rigore fiscale – mostra la debolezza di Obama osteggiato dai repubblicani che sfruttano il prolungarsi della crisi per indebolirlo.

Al di là delle effervescenza di breve del settore export della Germania, il quadro complessivo rimane abbastanza debole. Il 2010 che poteva essere un anno di rilancio dell’economia e del mercato si sta dimostrando un anno debole che, secondo le analisi di Vontobel, verrà seguito da un anno a crescita ancora inferiore. Il nostro Chief Ecoomist fa notare che “Tipicamente le crisi economiche, che sono causate da un indebitamento smisurato del settore privato, durano diversi anni e sono nel loro «codice genetico» di natura deflazionistica. Studi hanno inoltre evidenziato che la crescita economica risulta inferiore, quando i debiti degli Stati salgono al di sopra del 90% del Prodotto Interno Lordo – cosa che è da prevedere per la maggior parte degli Stati nei prossimi anni.” Vontobel si aspetta utili aziendali inferiori rispetto alle valutazioni del mercato e di conseguenza è da adottarsi un approccio tattico e selettivo sull’azionario, che comunque è l’asset class in grado di generare -se ben gestita – i ritorni migliori.

La nostra convinzione da lungo sui titoli di elevata qualità, brand forti, tipici di settori come beni di consumo (consumer staples) continuerà e incrementerà il suo appeal. Mentre durante il rally 2009 praticamente tutte le azioni indipendentemente dalla loro qualità avevano approfittato, d’ora in avanti gli investitori sceglieranno sempre più in maniera selettiva titoli di elevata qualità e con orientamento al valore, che dispongono di un modello aziendale robusto e sostenibile e nel caso dell’Europa quei titoli che sono orientati all’esportazione.

Al di la dell’impostazione difensiva di base favoriremo ove possibile ingressi e uscite rapide su diverse asset class cercando di sfruttare la volatilità del mercato in entrambe le direzioni.

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