Lo stress test per le banche europee è sempre più una farsa

Quanto riportato dalla stampa dopo l’incontro dei ministri delle finanze europei del 13 luglio, suggerisce che gli impazientemente anticipati stress tests sulle banche del Comitato delle autorità europee di vigilanza bancaria (Committee of European Banking Supervisors – CEBS) saranno decisamente poco stressanti per le banche. Sembra che i titoli governativi posseduti saranno “stressati” per la volatilità del prezzo di mercato solo se tenuti nei portafogli di negoziazione (implicando quindi che le obbligazioni già a scadenza non saranno “stressate”), oltrepasseranno la soglia per i capital ratio stabiliti a livelli molto bassi, con il risultato di gruppi multinazionali pubblicati inizialmente solo su una base consolidata, e non daranno ai creditori un insight della qualità della loro reale controparte legale. Tuttavia, i commenti dal Ministro delle finanze greco riportati su Bloomberg sul fatto che ci si aspetta che tutte le banche greche passino gli stress test, e dal Ministro delle Finanze Irlandesi sul fatto che AIB e la Bank of Ireland dovrebbero avere poche difficoltà e superare i test, mettono in evidenza quanto appare inutile questo intero procedimento, visto che le banche di questi due Paesi hanno chiarissimi e ovvi problemi.

Senza chiari dettagli di ciò che gli stress test includeranno – oltre al recente comunicato stampa del CEBS – è difficile articolare una critica dettagliata, ma una particolare preoccupazione ci viene dall’assurdità dei regolatori spagnoli che testano il proprio settore bancario sulla base di strutture legali consolidate che non esistono ancora e dove il capitale non sarà completamente interscambiabile tra i gruppi. Infatti è difficile assistere a quanto molti siano tranquilli circa la condizione del sistema bancario spagnolo, quando i dati della Banca di Spagna mostrano che le banche spagnole hanno aumentato i prestiti dalla BCE del 48%, arrivando a 126.3 miliardi di euro a giugno. Allo stesso modo siamo disorientati dal fatto che alcuni dei nomi che non sono nella lista degli stress test – come Credit Mutuel in Francia, Natiowide nel Regno Unito, e Banca Popolare di Milano, forse perché tutte hanno alle spalle complessi assetti proprietari che renderebbero estremamente difficile la raccolta di nuovi capitali. La German Landesbanks che si dichiarava di essere “rilassata rispetto agli stress test” è particolarmente preoccupata, dato che il track record della Landesbanks deve ammettere pesanti perdite rispetto a ogni asset class. E ciò di cui i mercati hanno realmente bisogno è di rassicurazioni sulla forza finanziaria delle vere controparti attive sui mercati, e in particolare delle banche di investimento sussidiarie dei gruppi bancari europei e non, che non saranno fornite dagli stress test per quanto ne sappiamo.

Tuttavia, la cosa più assurda è che le banche stanno dichiarando di essere abbastanza solide da passare facilmente gli stress test, ma allo stesso tempo si dichiarano così deboli da non poter far fronte all’implementazione entro il 2012 di Basilea 3  o al ritiro della liquidità da parte della banca centrale. Come è possibile che si dichiarino solide e per nulla preoccupate dagli stress test, ma deboli per implementare le dolorose e necessarie riforme delle regole? Qualsiasi “attestato di salute” dato alle banche dall’esercizio dello stress test dovrebbe quindi essere accompagnato da un pronto e totale impegno nel rafforzare i cambiamenti nelle regole pianificati, se questo significa portare una qualsiasi credibilità.

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