Bric in pole position

Passata, per ora, la bufera dei debiti pubblici europei grazie all’intervento congiunto dei governi comunitari e la pressione forte della Germania affinché si facessero i sacrifici necessari, una parte degli investitori potrebbero chiedersi quali siano le opportunità per puntare sulla crescita accollandosi qualche rischio in più.
La premessa fondamentale nella costruzione di un’asset allocation adeguata è la definizione del proprio orizzonte temporale che in questo caso ipotizziamo essere di medio-lungo termine. Se fosse più breve la particolare fase congiunturale risulterebbe adatta a operazioni tattiche e al trading piuttosto che a composizioni statiche di portafoglio quali quelle che mi propongo di analizzare. La diversificazione è il concetto chiave in un contesto alquanto incerto come l’attuale, nel quale, pur fiduciosi nell’uscita dalla crisi e consapevoli del benefico effetto sull’economia del decoupling dei Paesi emergenti, i mercati possono conoscere fasi di elevata volatilità e la stagnazione potrebbe protrarsi a lungo. Soprattutto, quindi, con un orizzonte temporale di medio-lungo termine, la prima linea guida da seguire è quella di cercare asset e politiche di investimento molto differenziate.
Scegliendo tra le categorie Bluerating e cominciando dalle asset class più rischiose all’interno dei fondi azionari ritengo che l’area BRIC, in rappresentanza della parte più solida dei Paesi emergenti, possa continuare ad offrire grandi opportunità con livelli di rischio che si stanno allineando ai mercati più tradizionali e in prospettiva potrebbero essere anche più contenuti. Tra i mercati azionari più sviluppati, grazie all’analisi grafica, oltre che sulla base di considerazioni sulla stabilità e competitività strutturale, il mercato tedesco risulta essere tra i più impostati e potrebbe profittevolmente occupare un posizione di rilievo nella composizione di portafoglio.
Rimanendo nell’equity, tra i settori cui attribuire un’esposizione più che neutrale, c’è il tecnologico e informatico, in conformità alle aspettative ed alle opportunità offerte dalla ristrutturazione del sistema produttivo ed al suo efficientamento.
I bond complessivamente dovrebbero occupare una quota di circa un terzo degli asset anche in questo caso con un’attenzione particolare verso gli emergenti la cui solvibilità è in costante miglioramento e già oggi potrebbe essere superiore a quella di molti Paesi sviluppati. Non essendo invece il caso di fare pronostici di lungo termine sulle valute, si consiglia di privilegiare la valuta coperta, concentrando lo sfruttamento dei tassi di cambio su gestioni specializzate, i cui risultati è ragionevole pensare siano poco correlati con il resto del portafoglio e possano dare un importante contributo all’abbassamento del rischio totale. Per ragioni analoghe una parte del capitale potrebbe infine essere investito sia in gestioni specializzate sulle materie prime che su prodotti a ritorno assoluto, per loro definizione scorrelati dall’andamento dei mercati.

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