Il dominio di Cindia

…e soprattutto della loro interpretazione non solo da parte dei mercati, notoriamente predisposti a frequenti variazioni di umore, ma anche da parte di analisti ed economisti. Come suggerisce la ormai notissima rubrica di Alessandro Fugnoli (Il Rosso e il Nero, ndr) la dispersione delle opinioni è su livelli massimi. Non solo i timori di iperinflazione si accompagnano al rischio deflazione ma da una settimana all’altra si passa dal possibile fallimento dell’euro al double dip (fenomeno economico unico che si snoda su due recessioni, ndr) causato dagli USA. Il comportamento più saggio, pur consapevoli dell’aleatorietà del mondo reale, è analizzare i dati senza farsi troppo influenzare dalla valanga di opinioni contraddittorie, interpretandole come punti di vista utili a capire più che a prevedere. Le ultime settimane hanno fornito alcune indicazioni che, tra le altre, emergono per importanza: la salute della Germania e la fase difficoltà che attraversano gli USA, cui si aggiungono i segnali di conferma che il baricentro economico mondiale si sta spostando a oriente, precisamente in Cina e India.
Il secondo trimestre 2010 ha presentato una quadro economico particolarmente positivo in termini relativi dell’Europa rispetto agli USA con un 1% di crescita del PIL trimestre su trimestre (1,75 anno su anno) trainato dal 2,2% di quello tedesco e appesantito dai PIGS, che stentano a ripartire e in alcuni casi, come quello della Grecia (-1,5% e -3,55% rispettivamente), continuano a manifestare contrazioni pesanti. Francia e Gran Bretagna contribuiscono positivamente anche se in misura decisamente inferiore, un po’ meno fa l’Italia che può beneficiare della locomotiva tedesca ma è più focalizzata sui beni di consumo ed è molto meno presente nei Paesi emergenti dove può crescere la domanda. Le ragioni di questa rinnovata leadership economica tedesca sono infatti da ricercare nella struttura produttiva lungimirante dell’economia che, oltre ad essere tradizionalmente forte nei beni di investimento, si è posizionata da tempo sui settori che stanno diventando trainanti, come l’ambiente e le energie alternative, e nelle aree geografiche prossime ad essere centrali per lo sviluppo, in particolare l’Asia. Viceversa gli USA, nonostante il pesante intervento statale che sta deteriorando i conti pubblici, pare non riescano ad uscire dalla crisi dei consumi e dalla debolezza dell’occupazione. Nelle ultime settimane sono infatti aumentati i sussidi alla disoccupazione e si sono ridotti gli ordinativi industriali (-1,2% m/m dopo il -1,8% di maggio) mentre langue ancora il mercato immobiliare. A giugno si è aggiunto il crescente deficit commerciale, che è passato da 42 a 49,9 miliardi di dollari, aggravando il quadro generale e generando preoccupazione sui mercati internazionali. La dimensione di questi dati non è allarmante ma la loro coerenza ha suggerito alle autorità americane di mantenere basso il costo del denaro a tempo indeterminato.

Trovi tutti gli approfondimenti
sul mondo della consulenza
su Advisor.
Tutti i mesi in edicola.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!