Germania da star

L’impressione di vivere in una fase dove regna l’incertezza non solo sull’evoluzione dello scenario economico ma anche sulle molteplici e troppo mutevoli interpretazioni dei fatti e della valanga di dati che si avvicendano quotidianamente induce sicuramente qualcuno a ritenere opportuna la costruzione di un portafoglio di lungo periodo slegato dall’imminenza delle vicende e in grado di cogliere, se ci sono, i fenomeni strutturali dei prossimi anni.
Purtroppo è sempre difficile riuscire a individuare i mutamenti che avranno effetti sulle quotazioni di mercato e riuscire a cogliere opportunamente il timing. Oltre al saggio comportamento di puntare sul maggior numero possibile di opzioni, occorre attendere che i mercati confermino le ipotesi avanzate.
Analizzando con una visione di insieme la gran mole di dati disponibili e verificando i movimenti dei mercati ritengo sia possibile focalizzarsi su alcuni fenomeni strutturali in atto sui quali, a meno di nuovi elementi deflagranti, ritengo possa esserci unanime consenso.
La crisi ha certamente indebolito il Paese che ne è stato l’origine e che rappresentava il centro dello sviluppo. Gli USA stanno progressivamente perdendo centralità, sia a livello monetario sia come peso relativo dell’economia, il mondo post-crisi sarà multipolare e il peso relativo dell’economia americana ne risulterà ridimensionato, probabilmente anche a livello funzionale. Se nell’ultimo decennio, infatti, nella distribuzione mondiale della produzione industriale l’Europa è rimasta stabile, gli USA hanno perso terreno prevalentemente a favore dell’area asiatica. Quest’ultima, con in testa Cina e India, dapprima è stata un’area di pura delocalizzazione produttiva poi gradualmente si è ritagliata spazi sempre più ampi. Il cosidetto decoupling si sta effettivamente realizzando e quei mercati cominciano a crescere in maniera autonoma. Il recente incremento dei consumi finali è un elemento estremamente importante poiché, oltre a consolidare la crescita, genera nuovi mercati di sbocco e affianca nuovi Paesi ai vecchi motori di sviluppo.
In Europa, dopo un primo momento nel quale i Paesi esportatori parevano essere penalizzati, è riemersa la Germania che sta occupando nuovamente il ruolo di locomotiva con tassi di crescita decisamente superiori agli altri partner continentali. Le ragioni sono da ricercare, oltre che nella tradizionale competitività del sistema economico tedesco nei prodotti a maggior valore aggiunto, nel posizionamento sia sui settori del futuro come le energie alternative e l’ambiente, che sulle aree geografiche emergenti su cui si sta spostando lo sviluppo.

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