Risparmio gestito – Emergenti nel portafoglio

A livello globale, siamo meno pessimisti sulla crescita rispetto al consensus generale, che attualmente sembra stia già scontando una doppia recessione. Certamente la crescita sarà lenta, ma noi non ci aspettiamo un’altra recessione nel breve termine. Quindi, ai prezzi di oggi, le azioni sono convenienti perché stanno prezzando un evento che non accadrà. Per questi motivi, al momento il portafoglio del fondo Ignis Emerging Markets è investito quasi totalmente, con una percentuale molto limitata di liquidità. Tuttavia, nell’ultimo anno, i mercati emergenti sono stati la meta preferita da chi investiva nei mercati azionari globali, principalmente a scapito di quelli più sviluppati, come l’Europa occidentale. Ad ogni modo, nonostante queste consistenti immissioni di capitali, è ancora possibile interessanti per l’investitore con approccio value. Nonostante il mercato si sia paralizzato davanti all’idea del Brasile, della Cina e dell’India come motori della crescita globale, abbiamo preferito evitare questi mercati, a favore di quelli più piccoli che sono scambiati a valutazioni più attraenti rispetto alle loro prospettive di crescita.

Per fare un esempio, si prevede che l’Egitto registri una crescita di oltre 30% degli utili per azione nel prossimo anno, ma viene scambiato secondo un eventuale P/E di 11.9 volte gli utili (circa il 28% in meno della sua media). L’Argentina, un altro dei nostri mercati preferiti, ha generato buone performance, ma a nostro avviso viene scambiato al 40% in meno rispetto al suo valore normale. Un’area trascurata dagli investitori è l’Est Europa, probabilmente a causa dell’incertezza che regna sull’Europa in generale e dei deficit commerciali e di bilancio che caratterizzano la regione.

Un tale pessimismo ha portato questi mercati a prezzi decisamente scontati, ma, ad un esame più accurato, nei prossimi 12 mesi l’Ungheria e la Polonia dovrebbero godere di una crescita degli utili per azione superiore al 20%. Questi sono tutti mercati che devono ancora attirare l’attenzione della maggioranza degli investitori e continuano ad essere “fuori dal radar” di diversi operatori. Comunque, man mano che cresceranno, gli investitori si renderanno conto che non ci sono soltanto i “BRIC”.

Oggi sottopesiamo sensibilmente i maggiori mercati BRIC. Ad esempio non deteniamo alcuna posizione sul mercato indiano, in quanto convinti che le previsioni di crescita sul Paese non meritino valutazioni così ottimistiche. Anche per quanto riguarda la Cina applichiamo un salutare cinismo, anche se sembra che inizi a presentare migliori valutazioni dopo il periodo difficile degli ultimi mesi. Di questo Paese riconosciamo la superiore crescita del PIL, ma le autorità sono in difficoltà nel tentativo di raffreddare il settore immobiliare e, nel contempo, evitare una eccessiva stretta monetaria.

Pur con il beneficio del dubbio, pensiamo che per adesso sia consigliabile sottopesare la Cina, visto e considerato che gran parte dell’indice è costituita di aziende controllate dallo stato, la cui scarsa efficienza operativa potrebbe trovarsi ulteriormente sotto pressione con per una ulteriore stretta monetaria. Oltre a ciò, la relativa mancanza di trasparenza in Cina non può che suscitare un certo scetticismo.

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