Risparmio gestito – Quando il bond è un’opportunità

Sarebbe opportuno pensare di investire nel debito dei mercati emergenti per il solo fatto che questa asset class si è comportata relativamente bene nonostante i recenti problemi dei mercati finanziari. Continuano a preoccupare, in particolare, i problemi relativi al debito sovrano nella Zona Euro che hanno portato all’eventualità di una ricaduta in una recessione di tipo double-dip, caratterizzata da un ritorno a tassi di crescita negativi e dal crollo del prezzo degli asset rischiosi. Al contrario, è probabile che i mercati emergenti registrino un’espansione economica molto più sana dal momento che sono meno appesantiti dagli eccessi derivati dal salvataggio del settore finanziario, che hanno reso i tagli alla spesa pubblica inutili. Anche se il decoupling tra le economie in via di sviluppo e le loro controparti sviluppate non si è ancora realizzato completamente – e i mercati emergenti sono quindi ancora influenzati dai loro partner commerciali nel mondo sviluppato – la correlazione è sicuramente meno pronunciata che in passato.
Con l’aumento dei consumi nei mercati emergenti, la crescita in questi paesi sta diventando sempre più autonoma. I mercati in via di sviluppo continuano a dipendere ovviamente dalla crescita globale perché il loro modello è reinvestire nell’economia domestica i proventi delle esportazioni in valuta estera. Guardando, tuttavia, allo spaccato dei consumi globali possiamo vedere che la percentuale dei mercati emergenti è in crescita, sta oltrepassando gli Stati Uniti e secondo le previsioni raggiungerà il 50% del totale dei consumi globali entro i prossimi 10 anni. Di conseguenza, la dipendenza dei mercati emergenti dai Paesi del G7 sta diminuendo e l’impatto di una crescita più lenta nei mercati sviluppati diminuisce man mano che i mercati emergenti si appoggiano sempre di più gli uni sugli altri piuttosto che su partner commerciali del mondo sviluppato.
Indipendentemente dai criteri utilizzati, si può facilmente dimostrare che la maggior parte degli investitori ha una posizione underweight sulle obbligazioni dei mercati emergenti. Dato che i pagamenti dai titoli di stato derivano dalle entrate delle tasse, può essere utile, ad esempio, misurare la percentuale delle entrate delle tasse nei mercati emergenti, che attualmente si attestano al 30% circa delle entrate fiscali mondiali. In base a questa analisi, sarebbe opportuno investire il 30% della propria allocazione in titoli di stato nei mercati emergenti, ma pochi, se non nessun investitore ha al momento allocato una percentuale così consistente del proprio portafoglio in questa asset class.

Un altro importante fattore da considerare è il rischio – quali sono i rischi di non ricevere il pagamento per la produzione futura? Un alto livello di debito e una base di reddito modesta indicano che in futuro l’investitore rischi di non ricevere per intero la sua quota. Analizzando i rapporti debito sul PIL dei paesi emergenti del G20 ne emerge che siano destinati a stabilizzarsi su livelli relativamente bassi per i prossimi cinque anni, mentre i paesi sviluppati stanno perseguendo una politica fiscale insostenibile e il loro indici di indebitamento, che partono già da un livello di base già elevato, sono in continua crescita. Questa situazione rende interessante l’opzione di evitare il debito dei mercati sviluppati per investire, invece, nel debito dei mercati emergenti.
Simili considerazioni posso essere fatte anche quando si guarda alle politiche monetarie. Le banche centrali nel mondo sviluppato hanno abbassato i tassi di interesse a minimi storici e sembra che li manterranno a questi livelli per molto tempo, apparentemente senza badare alle pressioni inflazionistiche che potrebbero esserci.  Le banche centrali dei mercati emergenti, invece, hanno continuano a concentrarsi sull’inflazione e hanno iniziato ad aumentare i tassi di interessi al fine di riuscire a controllare i prezzi e la crescita. Non bisogna pensare che i tassi di interesse più alti possano penalizzare la crescita economica dei paesi emergenti.

E’ molto meno probabile che alti tassi di interesse sconvolgano la crescita dell’economia nei paesi emergenti perché tassi elevati sono stati uno degli elementi che li hanno caratterizzati fino a poco tempo fa, dunque l’aumento dei tassi è visto come una normalizzazione. Oltretutto gli esportatori dei paesi emergenti sono ben posizionati per rimanere competitivi nonostante i prezzi in aumento di alcune materie prime man mano che gli sviluppi tecnologici e l’aumento della produttività lavorativa migliorano l’efficienza del capitale.

E’ naturale che gli investitori si chiedano quale sarà l’impatto degli aumenti dei tassi di interesse sui rendimenti delle obbligazioni, incluso il debito dei mercati emergenti. Aumenti dei tassi sono già stati annunciati in diversi paesi emergenti e, anche se per capirne l’impatto complessivo bisognerebbe analizzare caso per caso, gli aumenti possono essere già prezzati nelle curve dei rendimenti obbligazionari, indicando che i rendimenti dei bond potrebbero già essersi spostati per anticipare la variazione dei tassi di interesse di base. Infatti, in molti casi gli aumenti dei tassi prezzati nelle curve dei rendimenti obbligazionari sembrano superare quelli attesi, in parte a causa della crescita anemica nei mercati sviluppati e del probabile impatto che questa avrà sui mercati emergenti, rallentandone leggermente la crescita e riducendo così la necessità di aumentare i tassi di interesse. Questo elemento ha fatto registrare un ribasso dei rendimenti dei bond dei mercati emergenti negli ultimi due mesi, spingendo la performance.  

Una sotto classe nel contesto del debito dei mercati emergenti è rappresentata dagli inflation linked bond, la cui emissione è aumentata in maniera rilevante nel corso degli ultimi anni. Già da tempo esiste un mercato di questi strumenti in America Latina, dove l’indicizzazione all’inflazione è stata pratica ricorrente per decenni.  Lo sviluppo del mercato dei fondi pensionistici ha comportato un naturale aumento della necessità di proteggersi dall’inflazione, portando l’emissione degli inflation linked bond a superare l’emissione di titoli di debito estero, ma non ancora a raggiungere l’emissione di obbligazioni in valuta locale con cedola fissa. Attualmente il debito dei mercati emergenti indicizzato all’inflazione sta offrendo i più alti rendimenti disponibili e ha il beneficio aggiuntivo di proteggere contro i possibili rialzi dell’inflazione. 

In breve, con l’economia globale ancora in fase di instabilità e con gli investitori ancora cauti e alla ricerca di espedienti per investire con meno rischio, ci sono numerose ragioni per cui il debito dei mercati emergenti rimane un’opportunità di investimento interessante.

 

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