Fondi pensione, in aumento i fondi aperti

Sbarcati in Italia con notevole ritardo rispetto agli Usa, oggetto di non poche diffidenze per tanto tempo, i fondi pensione si riprendono la rivincita. Secondo i dati dell’ufficio studi di Assogestioni relativi al secondo trimestre, i fondi pensione aperti sono cresciuti sia sul fronte del numero degli iscritti che dal punto di vista dell’attivo netto. L’identikit dell’iscritto-tipo? Uomo, con un’età compresa tra i 30 e i 49 anni. Con una strategia di investimento piuttosto cauta: tra i fondi, i più apprezzato restano i bilanciati e i bilanciati obbligazionari. 

 

Ricapitolando, tra i mesi di aprile e giugno sono state registrate adesioni complessive per 431,5 milioni di euro. I contributi versati da lavoratori dipendenti e autonomi hanno pesato per il 54,6% delle adesioni, equivalenti a 235,4 milioni di euro. I lavoratori dipendenti hanno immesso nel sistema la parte più rilevante dei flussi, corrispondenti a 173 milioni di euro, il 40% delle adesioni. Il contributo dei lavoratori autonomi pesa per il 14,5% (62,5 milioni) del totale. Le operazioni di trasferimento da altri comparti e da altri fondi pensione garantiscono il restante 45,4% delle adesioni, un contributo pari a 196,1 milioni. Mediante le operazioni di erogazione e riscatti, i fondi pensione aperti hanno restituito al mercato 60,3 milioni di euro. La raccolta netta nel corso dei tre mesi è stata pari a 194 milioni di euro ed ha contribuito alla crescita dell’attivo netto che sfiora oggi i 6,7 miliardi di euro.

 

È in crescita anche il numero complessivo degli iscritti che, al 30 giugno, è pari a 893 mila unità, valore al lordo delle duplicazioni. Gli uomini rappresentano il 65,5% dei soggetti aderenti alla previdenza complementare in fondi pensione aperti. Quasi due terzi degli iscritti si concentrano nella fascia di età che va dai 30 ai 49 anni. La parte restante si distribuisce nelle fasce 50-59 e under 30. I dati di adesione per i più giovani, il 10% degli iscritti, continuano ad essere deboli. 

 

Quanto all’asset allocation, gli investimenti nei comparti bilanciati (26,9%) e bilanciati obbligazionari (23,9%) sono stati scelti da più della metà degli iscritti. Entrambi i comparti detengono insieme più del 50% dell’attivo netto, distribuito fra loro in maniera pressoché equivalente: il 27,4% ai primi e il 25,7% ai secondi. I comparti azionari rappresentano il 10% del totale, i monetari il 5,7%, i flessibili il 3,5%. 

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