Risparmio gestito – Asset allocation per ottobre

Il 21 settembre la Fed ha deciso di rompere gli indugi chiarendo il proprio intento di fare tutto il necessario per scongiurare il rischio deflazionistico. Bernanke è passato dalla teoria, espressa a fine agosto a Jackson Hole, ai fatti, preannunciando una nuova fase di espansione monetaria: il Quantitative Easing 2 (QE2). I dettagli sono attesi con il FOMC dei primi di novembre, ma sembra chiaro che si tratterà di acquisti di obbligazioni su larga scala (Large Scale Asset Purchases), partendo dalla curva governativa e senza escludere a priori i titoli MBS. Questo annuncio ha colto il mercato di sorpresa, per più di un motivo: i) rompe la tradizionale regola non scritta che tende a limitare iniziative monetarie a ridosso delle elezioni (mid-term) che si terranno in novembre per rieleggere parte dei seggi del Congresso; ii) il comunicato del Federal Open Market Committee per la prima volta afferma che “varie misure di inflazione sono al momento sotto livelli giudicati coerenti, nel lungo periodo, con il mandato di promuovere massima occupazione e stabilità dei prezzi”.

L’attivismo della Fed da un lato acuisce la sensazione di emergenza economica, senza offrire garanzie di riuscita, come insegna l’esperienza giapponese. Allo stesso tempo, effetti rilevanti diretti sui prezzi delle attività sono ascrivibili anche al solo canale finanziario. L’annuncio della Fed è bastato ad arrestare la correzione in atto sul versante obbligazionario, sospingendo nuovamente i rendimenti verso minimi di fine agosto. E soprattutto il
dollaro si è fortemente indebolito contro tutte le valute (tasso di cambio effettivo: -4% dal 1/9). L’intervento della BoJ volto a rallentare l’avanzata dello yen, e le novità monetarie USA, hanno dato adito a nuove tentazioni di svalutazioni competitive per accaparrarsi una porzione più ampia della misera torta della crescita mondiale (4,2% le previsioni IMF per il 2011).

Le manovre non coordinate sul mercato dei cambi sono tipicamente poco efficaci, al di là del breve periodo. Inoltre, a meno di clamorose sorprese, l’Europa non parteciperà a questo gioco, essendo priva di una politica valutaria. L’euro potrebbe dunque ‘subire’ queste iniziative altrui rafforzandosi temporaneamente al di là di quanto lecito dal punto di vista dei fondamentali. Stiamo assistendo ad uno sfilacciamento geopolitico nella gestione della politica economica in questa delicata fase. Il danno tangibile è l’indebolimento della capacità di pressione da parte dei Paesi sviluppati (in deficit)
verso alcune economie Emergenti (in surplus) che dovrebbero assumersi la resposabilità di contribuire in modo più tangibile a sostenere l’economia mondiale: il riferimento alla Cina è chiaro
. Il coordinamento, non maturo alla riunione appena terminata dell’IMF, potrebbe muovere i primi passi al G20 di Seul l’11 e 12 novembre.

I pesi azionario e obbligazionario sono a benchmark ma la durata finanziaria delle obbligazioni è da ridurre
, senza fretta dopo le novità Fed. Siamo costruttivi sui mercati azionari globali che offrono valutazioni generose. Siamo neutrali sui titoli indicizzati all’inflazione (20% del reddito fisso) e Corporate IG; riduciamo appena il sovrappeso sulle valute dei Paesi Emergenti, mentre resta il sovrappeso sul Debito EM e sugli US High Yields.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!