Risparmio gestito – Europa, crediamoci ancora

I greci avranno anche innescato la crisi del debito europeo. Però, sono riusciti a tagliare il loro deficit di bilancio quasi della metà nei primi sei mesi del 2010, mentre il crollo economico – nonostante qualche duro provvedimento di austerity – non si è verificato. È un altro Paese in¬vece a dominare i titoli di prima pagina: l’Irlanda. Il suo prodotto interno lordo (PIL) si è contratto dell’1,2% nel secondo trimestre mentre le stime degli analisti finanziari avevano previsto una crescita dello 0,4%. Inoltre, il Ministro dell’Impre¬sa, Commercio e Innovazione irlandese, Batt O’Keeffe, ha espresso la sua preoc¬cupazione sullo stato delle finanze nazio¬nali – e così facendo ha aumentato le pressioni che hanno temporaneamente portato il premio per il rischio sulle obbli¬gazioni irlandesi a livelli record.

Come è successo con la Grecia un paio di mesi fa, DWS considera esagerate le reazioni dei mercati e di conseguenza sta acquistando obbligazioni irlandesi per spingere i rendimenti. Al contrario la cor¬sa ai titoli di Stato americani e tedeschi sembra un po’ eccessiva. L’idea alla base di questa corsa è la diffusa avversione al rischio. La forza economica aumenta il momentum dei Bund tedeschi. Il PIL del¬la Germania è balzato in avanti del 2,2% nel secondo trimestre 2010. In termini annualizzati – così come vengono normal¬mente definiti dagli statistici americani – questo dato si traduce in un aumento del 9%. L’industria delle esportazioni lo¬cali sta vivendo un boom, il che permet¬te alle aziende di approfittare della recen¬te flessione dell’Euro.

Dal punto di vista dell’Europa, dare un’occhiata ai mercati cinesi la mattina è quasi diventato più importante che controllare nel pomeriggio cosa succede sull’altra sponda dell’Atlantico.
Però, con tutto il rispetto per la Cina, è l’intera regione asiatica che è pronta a sorpassare le nazioni industrializzate. Recentemente la Asian Development Bank (ADB), calcolando la crescita di 44 economie in via di sviluppo e di recente industrializzazione in Asia, ha previsto una crescita media dell’8,2% per la regione nel 2010 – cioè lo 0,7% in più rispetto alle previsioni di aprile. La conclusione della ADB: “Nell’insieme, sembra che la ripresa in Asia abbia pre¬so il via.” In effetti, questo giudizio vale anche per i mercati emergenti in tutto il mondo. Paesi come la Turchia e il Cile fanno la loro parte in questo successo. Pensiamo alla Turchia: si è trovata sot¬to pressione durante la crisi finanziaria soprattutto per via della sua enorme di¬pendenza dal settore automobilistico, però da allora i mercati hanno compreso i fattori positivi come la vicinanza geo¬grafica all’Europa e alla Russia, il costo del lavoro favorevole, gli imprenditori in gamba e le riforme politiche.

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