Risparmio gestito – Serve il coraggio

Sosteniamo da tempo l’investimento nei paesi emergenti. E’ dal gennaio 2008 che suggeriamo agli investitori di investire sui mercati emergenti attraverso titoli europei con una significativa esposizione alle economie in via di sviluppo. Benché questa strategia si sia rivelata proficua per due anni, lo è stata di meno nel 2010. Quali sono le ragioni della sottoperformance recente di questa strategia? Nel presente commento, analizzeremo le fonti del rimbalzo degli emergenti e individueremo i veicoli migliori per investire in questi mercati.

Sovraponderazione dei mercati emergenti Pensiamo ancora che i mercati emergenti rappresentino uno dei migliori temi d’investimento. Gli indicatori di frequenza cinesi, segnali anticipatori dello scenario economico, si sono recentemente ripresi, come testimoniato dal PMI manifatturiero oltre che dai dati sulle importazioni del mese di settembre (Figura 1). Siamo di recente passati alla sovraponderazione sui paesi emergenti, che riteniamo un investimento interessante, ora che la Cina ha mostrato dei segnali di riaccelerazione economica. Inoltre, la crescita delle vendite al dettaglio è ritornata ai livelli antecedenti alla crisi e la crescita del credito è decisamente più forte nei mercati in via di sviluppo rispetto ai paesi sviluppati in cui i circuiti di finanziamento non hanno ripreso a funzionare normalmente.

Alcuni sottolineano che, contrariamente ai paesi sviluppati, la politica monetaria è diventata meno accomodante negli emergenti per reazione all’accelerazione dell’inflazione. Benché reale, consideriamo questa fase iniziale di irrigidimento un segnale del vigore della ripresa piuttosto che una debolezza. Inoltre, l’obiettivo di questo irrigidimento monetario è di rallentare la crescita del PIL dei paesi emergenti verso la loro crescita potenziale, ancora nettamente superiore al picco di crescita dei paesi sviluppati (2,6% per gli USA nel 2010). Prevediamo una crescita del 9% in Cina nel 2011 (rispetto al 10% del 2010) e del 7% in Asia ad eccezione del Giappone (rispetto al 7,8%)1. 

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