Risparmio gestito – Piattume europeo

Alla fine, come suggerito dall’analisi della situazione evidenziata nella mail della scorsa settimana, i paesi europei hanno dovuto convenire che la ricetta tedesca era la migliore – o l’unica possibile. Grande vittoria del cancelliere tedesco Angela Merkel al summit di Bruxelles giovedì e venerdì scorso, forse l’unico Capo di Stato con le idee chiare su cosa volere e che lo ha anche ottenuto. Il trattato dell’Unione Europea di Lisbona verrà emanato – la ratifica avverrà a marzo-   dai 27 parlamenti degli stati membri e prevederà la creazione di un fondo permanente di soccorso, l’European Stability Mechanism (ESM), i cui meccanismi di crisi, di tipo intergovernativo con preservazione del diritto nazionale di veto, potranno essere attivati solo come ultima opzione e prevederanno class actions collettive inerenti gli obbligazionisti per facilitare le eventuali ristrutturazioni di debiti divenuti insostenibili. Oltre ad uno statement generale in cui i 27 paesi dell’Europasi impegnano a fare “qualsiasi cosa richiesto per assicurare la stabilità dell’euro area nel suo complesso”, nessun provvedimento di breve è stato varato. Nessuna previsone di Eurobond è emersa e l’attuale dotazione di 440 miliardi dell’European Financial Stability Facility (EFSF) non verrà aumentata. D’altra parte una decisione di aumento dell’EFSF avrebbe potuto anche esser stata interpretata dai mercati come un’avvisaglia di debolezza e aver incrementato i timori per un default di Spagna e Italia. L’Europa si incammina così, con la ricetta tedesca di austerità fiscale, alla risoluzone della crisi: forse questa è l’unica ricetta possibile, una ricetta che, se ci darà un’unione più solida, peserà comunque parecchio sulla ripresa economica, soffocando i bilanci pubblici con rigore e tagli. A conferma di ciò valgono anche gli incontri “clandestini” tenutisi a Bruxelles tra i capi di stato di Germania, Regno Unito e Francia per congelare il budget dell’Unione Europea fino al 2020.

La BCE – che in seguito al meeting dei capi di stato di giovedì scorso risulta essere l’unico strumento di supporto immediato alla crisi, e forse anche per questo ha annunciato di voler aumentare (entro fine 2012) il suo capitale di 5 miliardi arrivando a 10.76 per rafforzarsi finanziariamente – si dichiara preoccupata che il pacchetto di salvataggio per le banche irlandesi possa interferire con la sua politica di fornitura di fondi in supporto all’Eurozona. Le banche irlandesi hanno 136 miliardi di euro in prestito dalla BCE e si stima che la maggior parte dei 72 miliardi di euro di obbligazioni di stato dell’eurozona acquistate dalla BCE per sostenere i mercati siano obbligazioni del governo di Dublino. Per sostenere il piano di salvataggio irlandese la EU e l’EFSF emetteranno a gennaio obbligazioni per circa 13 miliardi di euro, un sesto degli 80 miliardi attesi in emissione dai principali governi dell’eurozona, che a sua volta rappresenta un decimo degli 800 miliardi previsti in emissione per il 2011. Non è la prima volta che l’EU emette bond: o aveva fatto in dicemnbre 2008 per finanziare il supporto all’Ungheria e in febbraio 2009 per la Latvia, mentre è la prima volta che l’EFSF fa emissioni, ciò potrebbe portare a tensioni competitive sulle emissioni di paesi in difficoltà come la Spagna.

MERCATI
La scorsa settimana ha visto i mercati azionari sostanzialmente piatti (leggermente positivi US e negativi Europe, mentre i settori hanno visto ribilanciare le performance della settimana precedente con un recupero in particolare di Health Care e Staples entrambi sopra all’1% e uno storno di pari entità per i finanziari) così come quelli obbligazionari. Mentre l’oro ha perso una figura, il Franco svizzero continua a rafforzarsi (aiutato anche dalle voci di Moody’s che potrebbe abbassare il rating della Spagna e preoccupazioni del FMI sulla capacità dell’Irlanda di ripagare aiuti), tanto che il Presidente della Banca Nazionale Svizzera, Philipp Hildebrand (ex capo investimenti di Vontobel ndr), ha esteso un monito al preoccupante rafforzamento della valuta rossocrociata paventando in continuati scenari di debolezza di euro e dollaro un cambio a 0.50 con CHF (attualmente a 0.9672 contro USD). Storno invece della sterlina (dal 1.6% contro euro ad oltre il 3% su CHF) sulla scia delle brutte notizie macro: aumenti di inflazione e disoccupazione e caduta della confidenza dei consumatori.
Venerdì l’indice IFO tedesco sulla confidenza nel business è uscito ai massimi dal gennaio 2001. L’indice di volatilità VIXX rimane sotto 20 ed è sceso di un ulteriore 4% circa, a 16.11.
Nelle gestioni non abbiamo effettuato significativi cambiamenti, ma ci approntiamo per cogliere quello che i nostri economisti prevedono potrà essere un nuovo balzo dell’equity. I mercati infatti hanno già scontato l’anno scorso il bottoming della crisi e l’aumento di utili aziendali e ora si interrogano sulle prospettive del 2012. Il quadro rimane positivo per l’equity con denaro a bassissimo costo, valutazioni corrette e prospettive di progressiva crescita soprattutto delle economie asiatiche ed “Emerse”. In questo senso un buon natale Bullish a tutti quanti!

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