Risparmio gestito – Il 2011 degli Usa

Invesco

Dopo una ripresa a ritmo moderato nella seconda metà del 2009 e a inizio 2010, la crescita reale del PIL USA ha registrato un rallentamento nel secondo e terzo trimestre del 2010. Mentre la spinta derivata dalla ricostituzione delle scorte sta svanendo, lo stimolo derivante dalle politiche fiscali è in fase di diminuzione e diverrà negativo, in termini del suo impatto sulla spesa del PIL, nel 2011. La ripresa dipenderà pertanto maggiormente dalla spesa al consumo e per gli investimenti. Tuttavia, prevedo che il ritmo di ripresa permarrà moderato per tutto il periodo 2011- 2012, poiché le famiglie e le istituzioni finanziarie continueranno a risanare i loro bilanci restituendo i debiti contratti. Nel caso delle famiglie, questa attività ha già portato a un aumento del tasso di risparmio personale al 5-6% del reddito disponibile, ma sembra in dubbio il fatto che questo tasso di risparmio sia sufficientemente elevato sia per restituire il debito contratto sia per sostenere una maggiore attività d’investimento delle aziende. Nel caso delle istituzioni finanziarie, le vendite di asset sostengono il processo di risanamento dei bilanci, ma mentre l’emissione in calo di crediti al di fuori del sistema bancario (ad es. mercati del credito cartolarizzato o dei pronti contro termine) sembra essere in fase di stabilizzazione e le condizioni di concessione dei prestiti in fase di allentamento, questi mercati sono ancora molto distanti dall’assistere a una ripresa. E’ probabile quindi che la disoccupazione diminuisca solo lentamente e che l’economia continui a funzionare al di sotto della propria capacità. L’impazienza, derivante dal basso tasso di ripresa, sia tra i politici che alla Federal Reserve ha portato all’annuncio del 3 novembre di un secondo ciclo di quantitative easing (QE2) con cui la Fed acquisterà ulteriori USD 600 miliardi di titoli del Tesoro USA entro giugno 2011, portando il volume dei propri bilanci a livelli prossimi ai USD 3000 miliardi. Il probabile impatto di questi acquisti sull’attività economica è difficile da misurare.

Sinora, la principale controparte dell’acquisto di attività da parte della Fed è un forte aumento delle partecipazioni delle banche nelle riserve, ma nessun aumento nei prestiti bancari. Su un bilancio attuale di USD 2.350 miliardi, non meno di USD 1.010 miliardi sono riserve bancarie, mentre i prestiti e i leasing sono diminuiti di quasi USD 1.000 miliardi dal picco dell’ottobre 2008 e sono ancora in calo. Se le famiglie e le società continuano a rimborsare i debiti contratti con le banche e le banche rimangono avverse al rischio, è assolutamente possibile che gli acquisti della Fed manchino di avere ripercussioni sull’attività di prestito bancario nel 2011. (Ciò è esattamente il problema che la Banca del Giappone si è trovata ad affrontare quanto ha perseguito il QE tra il 2001 e il 2006.) Alla luce del probabile stallo politico a livello decisionale sulle politiche da seguire tra il Congresso e la Casa Bianca nel 2011 successivamente alle elezioni di medio termine di novembre, il ruolo della Fed rimarrà cruciale nell’assicurazione di una ripresa costante. Unitamente a mantenere i tassi d’interesse invariati nel 2011, la Federal Reserve potrebbe anche riconfermare il suo impegno nei confronti della stabilità dei prezzi adottando un obiettivo d’inflazione esplicitamente di medio termine.

Se la crescita sarà significativamente più debole di quanto previsto, gli interventi atti a ridurre i tassi reali di lungo termine mediante un ulteriore quantitative easing sarebbero giustificati. Sul fronte fiscale, occorrerà affrontare presto gli squilibri budgetari e il debito federale in rapida crescita. È improbabile che i «vigilantes» del mercato obbligazionario continueranno a concedere all’amministrazione USA l’esonero dal genere di regime fiscale richiesto altrove, nonostante il ruolo di riserva internazionale della moneta USA. Alla luce della reazione negativa alle raccomandazioni della Commissione fiscale del Presidente, l’amministrazione potrebbe essere costretta a proseguire con il suo piano di stabilizzazione dei rapporti indebitamento/PIL entro il 2015. Per centrare quest’obiettivo saranno necessarie ulteriori misure di consolidamento oltre a quelle già in essere, ma sembra vi sia una bassa propensione in America a riforme importanti in termini di politica fiscale e spesa per l’assistenza sociale. Per l’intero anno, ritengo che la crescita del PIL reale si attesterà intorno al 2,4% e l’inflazione primaria dei prezzi al consumo (IPC) allo 0,8%. Sebbene deludente nell’ottica della crescita economica, in quella degli investimenti un tasso d’inflazione molto basso dovrebbe fornire un contesto costantemente favorevole per gli investimenti nel reddito fisso consentendo al contempo la crescita delle azioni.

Henderson

Quando si è trattato di fornire supporto continuativo all’economia, le autorità statunitensi si sono rivelate tra le più accomodanti. La Fed ha infatti mantenuto le misure di stimolo volte ad alimentare la crescita più a lungo rispetto ad altri Paesi che hanno invece adottato un approccio più austero. Tuttavia, si stanno ora facendo evidenti i segnali che indicano che l’economia sta iniziando a rispondere. Le società degli Stati Uniti hanno attraversato una fase di crescita molto sostenuta dei profitti. Le migliori sono uscite dalla recessione con un vantaggio competitivo più elevato e una maggiore quota di mercato. Tuttavia, il sentiment degli investitori resta minato dall’ancora alto tasso di disoccupazione e dal debole mercato residenziale.
Questa dicotomia tra una solida crescita degli utili societari e una economia molto rallentata continuerà probabilmente anche nel 2011, e ci aspettiamo di trovare valore in quelle società ove la crescita degli utili e i migliori fondamentali non si riflettono ancora appieno sul prezzo del titolo. Alcune tra le migliori opportunità di investimento nel mercato azionario USA potranno essere individuate nei settori maggiormente esposti ai mercati globali, in particolare Asia e mercati emergenti. 

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