Mercato unico, suona il gong

La direttiva europea Ucits IV, che gli stati membri dell’Unione dovranno recepire entro il 1° luglio 2011, consentirà di risolvere le inefficienze strutturali nel settore del risparmio gestito, identificate in un eccessivo livello di costi, grazie all’ottenimento di economia di scala, di una maggiore integrazione a livello europeo e di un più facile collocamento dei fondi nelle diverse nazioni europee, portando ad un avvicinamento del sistema statunitense.
I vantaggi in capo alle Ucits (Undertakings for Collective Investments in Transferable Securities, che comprendono Sicav e società di gestione), si dovrebbero ripercuotere anche sugli investitori, questo il giudizio emerso da un recente studio condotto da State Street.
Il percorso per arrivare a realizzare in pieno le nuove efficienze garantite dall’implementazione della Ucits IV non sarà tuttavia facile, in quanto sussistono “una serie di fattori fiscali, normativi, organizzativi, operativi e legati al prodotto che devono essere ancora presi in considerazione, ai quali si sommano questioni riguardanti le infrastrutture, il capitale intellettuale e l’informazione”, diverse per ogni paese membro. Fin dalla prima normativa Ucits I del 1985, i fondi
di investimento hanno ottenuto un enorme successo, raggiungendo nel giugno 2009 una massa gestita di quasi 4.800 miliardi di euro, di cui quasi il 40%, secondo uno studio della Commissione Europea del 2007, era commercializzato al di fuori dell’Unione.
Lungo questo percorso, “la Commissione è stata molto attenta a correggere ogni eventuale debolezza che potesse evidenziarsi e a incorporare delle sane innovazioni” spiegano da State Street. L’elemento che meglio evidenzia il risultato raggiunto dal quadro normativo, in termini di flessibilità ed efficienza nelle possibilità offerte per i gestori, è la crescente “adozione di strutture Ucits da parte di asset manager di investimenti alternativi, che riconoscono tra l’altro i benefici offerti dalla normativa Ucits agli investitori, in termini di trasparenza, governance e controllo normativo”.
Se sul fronte delle facoltà concesse ai gestori e tutela nei confronti dei risparmiatori, l’attuale normativa Ucits III ha raggiunto gli scopi preposti, sul fronte dei costi vi sono ancora importanti obiettivi da raggiungere, che la direttiva Ucits IV si pone di risolvere.
Ancora prima dello scoppio della crisi e del crollo degli asset in gestione, “la Commissione, al pari di altri organismi, aveva evidenziato come il 54% dei fondi Ucits avessero asset inferiori a 50 milioni di euro, ovvero dimensioni tali da non giustificare il costo della gestione”; si evidenziava inoltre come i fondi europei fossero, in media, cinque volte più piccoli e con commissioni quasi doppie rispetto a quelli statunitensi.
La Commissione ritiene che, permettendo alle Ucits di realizzare maggiori economie di scala, operando in maniera più efficiente, quando devono superare le frontiere nazionali, si potrebbero realizzare dei risparmi che su base annua potrebbero oscillare tra i 2 e i 6 miliardi di euro. “La Commissione ha inoltre stimato che consentendo agli asset manager di operare da una singola sede, si potrebbe risparmiare una cifra compresa tra i 381 e i 762 milioni di euro l’anno; tuttavia a causa delle difficoltà che regolano le fusioni di fondi, legate in particolare ai regimi fiscali, le Ucits sono scettiche sull’effettiva possibilità di realizzare quest’entità di risparmi”.
La Commissione ha introdotto cinque meccanismi che dovrebbero migliorare l’efficienza dell’attuale quadro legislativo e permettere di commercializzare più facilmente i prodotti nei vari paesi, di abbassare i costi di gestione e di migliorare al tempo stesso la protezione degli investitori: “introduzione del passaporto per le società di gestione (MCP)”, che consentirà di fare gestire i fondi a società domiciliate in un qualsiasi paese membro dell’Ue; “semplificazione e tempi più brevi della procedura di notificazione Ucits; chiarificazione e semplificazione delle regole per le fusioni tra fondi Ucits inter-paese; introduzione di regole che permetteranno la creazione di strutture Ucits master-feeder (pooling)”, che permettono, tra le altre cose, di stabilire una sede principale dalla quale gestire tramite un unico fondo master tutti i fondi feeder domiciliati in altri paesi Ue; “sostituzione del prospetto semplificato con un foglio informativo denominato Informazioni Essenziali per gli Investitori (Key Investor Information)”. Le misure renderanno più semplice “per gli asset manager il consolidamento delle loro attività in paesi diversi, mentre per le Ucits miglioreranno le capacità di commercializzare e distribuire i fondi in altri Stati membri diversi da quello in cui hanno la sede principale, realizzando così dei risparmi, ma fornendo allo stesso tempo agli investitori indicazioni e informazioni più semplici e coerenti”.

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