Risparmio gestito – La Spagna è nei guai

Benché lo spread sia sicuramente un parametro importante, se si vuole capire quanto sia sostenibile il debito di un Paese è senz’altro più pertinente considerare il livello di rendimento assoluto. Dopo tutto, se il rendimento dei Bund  è dell’1% e lo spread è al 3%, il Paese può finanziarsi al 4%; ma se i rendimenti dei Bund sono al 4% e lo spread è al 3%, il tasso di interesse sarà al 7%. Questa è una situazione completamente nuova.

Il problema che sta affrontando l’Eurozona al momento è che non solo gli spread degli stati periferici sono aumentati, ma anche quelli dei cosiddetti ”porti sicuri” hanno subito un incremento. I rendimenti dei Bund tedeschi dal 2,1% di fine agosto sono balzati all’attuale 3%, probabilmente a causa di una combinazione di più fattori: dati macro economici più solidi per l’Europa, il massiccio sell-off di titoli di stato USA, e la possibilità che – con la Germania e la Francia non al riparo dal debito, e con un rapporto debito/PIL che, anche senza eventuali salvataggi, il prossimo anno pare supererà il 75% in Germania e si avvicinerà al 90% in Francia  – il salvataggio di uno stato periferico possa costituire un costo troppo alto per l’Europa.

I rendimenti dei titoli di stato spagnoli a lungo termine sono attualmente ai propri massimi rispetto all’ultimo decennio, e questo è un problema rilevante, se si considera la modalità di calcolo del debito pubblico di uno stato. Il rapporto debito pubblico/PIL di un Paese è in funzione di tre parametri: la variazione nel bilancio di un paese come percentuale del PIL, la differenza tra il tasso di interesse sul debito pubblico e la crescita  del PIL nominale, e i cambiamenti negli stockflow adjustment (SFA)* (che tende a incidere minimamente). Quindi assumiamo che un Paese abbia un bilancio in pareggio e la SFA sia zero, se i costi sul proprio debito eccedono il PIL nominale, allora il rapporto debito/PIL aumenterà costantemente.

Il tasso di interesse medio sul rilevante debito spagnolo è attualmente sotto il 4%, un livello non troppo allarmante. Il problema risiede nel fatto che ad oggi i rendimenti dei titoli di stato spagnoli a lungo termine sono sopra il 6%. Come mostra la tabella, un tasso di interesse del 6% sulle obbligazioni governative a lungo termine andava bene dieci anni fa, quando il PIL nominale Spagnolo era del 7-8% l’anno. Tuttavia il costo degli interessi per la Spagna continuerà ad aumentare, in quanto sarà il mercato a finanziare e reinvestire il debito esistente. Qualsiasi aumento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea accelererà l’aumento degli interessi e aumenterà la pressione sui Paesi più deboli dell’Eurozona, in quanto il tasso di interesse sui prestiti a breve termine crescerà di conseguenza – i titoli di stato spagnoli a cinque anni hanno già uno yield oltre il 4%. La Spagna ha bisogno di compensare questo costante aumento dei costi del debito con un avanzo di bilancio, che non è probabile in un immediato futuro, oppure deve confidare nella speranza che il proprio tasso di crescita nominale superi nuovamente il tasso di interesse , cosa, anche questa, poco plausibile nel prossimo futuro. Un costo del debito a lungo termine al 6% non è sostenibile.

 

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