Risparmio gestito – 2011, come muoversi sui bond

Le banche centrali continueranno a tenere i tassi d’interesse a livelli di forte stimolo nel 2011 e, nonostante sia probabile che la crescita in America e in Europa resti debole, ma positiva, Jim Leaviss, Head of Retail Fixed Interest di M&G, non crede che assisteremo a una recessione di tipo “double dip”. “È improbabile che l’inflazione torni a crescere in maniera significativa nel 2011 a causa della debolezza del mercato del lavoro, dell’ampio scarto produttivo e delle forze deflazionarie globali.”

“La nostra visione di base è che l’ambiente economico rimanga ragionevolmente a supporto delle obbligazioni, poiché ci aspettiamo una crescita bassa ma positiva, un’attenuazione della pressione inflazionaria e tassi d’interesse bassi per un certo tempo,” continua Jim Leaviss. “Certamente, bisogna rimanere vigili sui rischi di questo scenario, come il potenziale di ulteriore stress per le banche europee e il debito sovrano, una correzione in Cina, o addirittura uno sciopero degli acquirenti sul mercato dei titoli di stato USA. Questa è una situazione in cui i corporate bond possono continuare a rendere di più dei propri equivalenti governativi, che sono fortemente indebitati.”

Pressione inflazionaria

Commentando ancora sull’inflazione nel 2011 Jim Leaviss ha aggiunto: “Ci sembra che la BCE abbia spostato maggiormente la propria attenzione dall’unico target dell’inflazione a un “doppio mandato”, come la Federal Reserve, anche sul fronte dell’occupazione e della stabilità dei prezzi. Le banche centrali e i governi stanno usando tutte le proprie armi di politica monetaria e fiscale per generare una ripresa economica auto-sostenuta.

“In Europa il credito sovrano continuerà a dominare i titoli dei giornali il prossimo anno”, dice Jim Leaviss. Tutti sono familiari con i problemi in cui si sono trovati i paesi periferici europei. Prima in Grecia, poi in Irlanda e ora in Portogallo, i rendimenti delle obbligazioni governative sono stati sotto pressione nel 2010.

Jim Leaviss aggiunge: “La situazione dell’Europa non è tutta negativa. La Germania ha avuto una performance spettacolare dall’inizio della crisi finanziaria, come misurato da numerosi indicatori economici come il tasso di disoccupazione, il PIL e vari sondaggi economici.” In particolare, le esportazioni tedesche sono state molto forti, contribuendo a incrementare la crescita e il livello di occupazione. Il deprezzamento dell’euro è stato uno dei principali fattori a redere competitive le esportazioni tedesche.

Corporate bond

“Riteniamo che il contesto economico continui a essere favorevole sia per il credito investment grade sia high yield”, sostiene Jim Leaviss. I corporate bond stanno ancora prezzando un livello molto più alto di default rispetto a quello che si è verificato storicamente in questa fase del ciclo. Gli spread dei corporate bond in Gran Bretagna, America e area Euro sono stati relativamente stabili negli ultimi mesi e al di sopra dei livelli pre-crisi.

Con i rendimenti dei titoli governativi prossimi ai minimi storici, tuttavia, l’attuale costo del prestito per le aziende – cioè il livello dei rendimenti dei corporate bond – è basso. “Gli utili societari sono migliorati nettamente nel corso del 2010, in alcuni casi le società hanno annunciato utili record. Il settore corporate è probabilmente l’unico nella nostra economia ad avere realizzato risultati davvero significativi da quando è iniziata la crisi finanziaria, e ha i fondamentali in buone condizioni”, spiega Jim Leaviss.

In aggiunta, molte società investment grade e high yield si sono avvantaggiate dei bassi tassi d’interesse per allungare il proprio profilo di debito. Poiché i bilanci societari stanno migliorando, è probabile che ci sarà una rinnovata pressione sui datori di lavoro per l’aumento dei salari, specialmente se l’inflazione inizierà a salire. “Continuiamo a preferire società non-finanziarie con flussi di reddito diversificati, un buona gestione e bilanci trasparenti. Restiamo selettivi sui finanziari, valutiamo attentamente le società a cui prestiamo i nostri capitali e in che posizione ci troviamo nella struttura del capitale”, afferma Jim Leaviss.

Obbligazioni high yield

Nel settore high-yield, i titoli BB e B di qualità più elevata restano la nostra area preferita del mercato. Ad esempio, alcuni bond con rating BB continuano ad offrire un rendimento interessante rispetto a quelli con rating BBB. In un ambiente a bassa crescita economica, dove l’inflazione dovrebbe rimanere relativamente bassa e i tassi d’interesse sono mantenuti a lungo a livelli ultra-bassi, il rendimento extra offerto dai bond high yield rispetto alla liquidità e ai titoli di stato dovrebbe continuare ad attirare investitori verso questa asset class.

Debito dei mercati emergenti

Passando ai mercati emergenti, Jim Leaviss ritiene che il debito di questi paesi sia ancora interessante, nonostante il rally del 2010. Aggiunge: “Molti paesi emergenti hanno  imparato dal passato e hanno adottato un approccio prudente alla spesa fiscale, portando ad un buon rapporto debito/PIL. La maggior preoccupazione quando si investe nel debito dei mercati emergenti è che i loro governi non hanno avuto timore di dichiarare default in passato. La crescita cinese è rimasta forte negli anni della crisi. Questo in parte è dovuto al fatto che il renminbi cinese viene tenuto a livelli artificialmente bassi, portando a quella che molti chiamano “guerra delle valute”. La Cina ha un tasso di cambio errato e mi aspetto un ulteriore irrigidimento su questo fronte, in particolare da parte degli Stati Uniti dove le autorità stanno provando a rivitalizzare l’economia. I mercati nel 2011 dovranno accettare la possibilità che il peg del renminbi sul dollaro possa interrompersi”.

Jim ritiene che il protezionismo sia un rischio reale per l’economia globale. In tempi recenti abbiamo assistito alla forza di distorsione del protezionismo nella forma di tasse, embargo e tariffe. Le valute dei mercati emergenti sembrano generalmente convenienti, ma alcuni Paesi stanno cominciando a implementare controlli sui capitali: ad esempio il Brasile ha innalzato la tassa sugli afflussi di capitale dall’estero e la Tailandia ha piazzato un 15% di ritenute fiscali.

Negli Stati Uniti il sentimento anti “libero scambio” è forte, e questa non è una bella notizia in quanto riduce l’allocazione efficiente delle risorse e incoraggia i settori improduttivi. Dato l’attuale contesto economico globale, c’è il rischio che l’area di libero scambio dell’ultima generazione giunga alla fine. Se si tornerà al protezionismo, aspettiamoci una più alta inflazione e una minore crescita economica globale.

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