Non sottovalutare l’Africa

Affascinati dalla straordinaria crescita dei paesi emergenti e dalla ricca offerta dell’industria del risparmio gestito, gli investitori retail italiani sembrano prestare poca attenzione al continente africano, che in aggiunta agli elevati tassi di sviluppo presenta un basso livello di correlazione con gli indici internazionali. Con Tommaso Bonanata, gestore del comparto Julius Baer Northern Africa Fund, della casa di gestione Swiss & Global Asset Management, ci confrontiamo sulle caratteristiche ed opportunità offerte dalla regione, le cui recenti turbolenze politiche non sembrano in grado di bloccare la crescita di lungo periodo. Le dinamiche dei mercati di riferimento ed un attenta gestione hanno permesso al Julius Baer Northern Africa, dal lancio avvenuto nel 2007, di battere il MSCI Emerging Markets, il MSCI EMEA (Europe, Middle East and Africa) ed il MSCI World.

Perché investire in Africa?
L’Africa si avvia ad affermarsi come una vera potenza economica. Ciò è confermato da alcuni dati fondamentali; nel 2009, mentre l’economia mondiale subiva una massiccia recessione, l’Africa ha registrato una crescita economica del 2,5%, segno inequivocabile di una bassa correlazione con i paesi sviluppati e i mercati emergenti più affermati. Inoltre, negli ultimi anni, il continente africano è cresciuto più rapidamente e in modo più sostenibile che in passato. Tra il 2000 e il 2008, infatti, il PIL africano ha registrato una crescita annua del 4,9%, un dato più che raddoppiato rispetto agli anni ’80 e ’90.

Quali prospettive di crescita offre l’Africa?
Un importante fattore di espansione per molti paesi africani è rappresentato dalla ricchezza di materie prime, infatti tra il 2002 e il 2007, queste hanno dato il maggior impulso alla crescita del PIL reale dell’Africa, contribuendovi per circa un terzo. Le materie prime dovrebbero continuare a svolgere un ruolo importante anche in futuro, dato che nel continente africano sono presenti il 10% delle riserve di petrolio, l’8% delle riserve di gas e persino il 54% delle riserve di oro a livello mondiale. Per quanto riguarda i metalli industriali, l’Africa possiede ben l’80-90% dei giacimenti mondiali di cromo e platino. Tuttavia, se il comparto delle materie prime contribuisce per 1/3 alla crescita economica dell’Africa, il restante 2/3 dell’aumento del PIL è attribuibile ad altri settori come il commercio all’ingrosso e al dettaglio (13%), l’agricoltura (12%) e i trasporti e la logistica (10%). Questi dati delineano una struttura economica sempre più diversificata, che non dipende esclusivamente dalle esportazioni di materie prime. Inoltre la dinamica economica interna in molti paesi beneficia di trend demografici favorevoli. In base ai dati ONU, entro il 2015 l’Africa registrerà la maggiore crescita demografica mondiale, pari a un tasso annuo del 2,2%, che porterà ad una rapida urbanizzazione, in particolare nell’Africa settentrionale. Le città offrono migliori opportunità e salari più elevati, inoltre la costante espansione del credito privato favorisce il consumo delle famiglie o la domanda di servizi finanziari. Per questo motivo vengono guardate con interesse le società attive nel settore dei consumi e della finanza.

Qual è la correlazione tra i mercati del Nord Africa da una parte, e quelli emergenti e sviluppati dall’altra?
Le ottime prospettive dell’Africa sono già riconosciute in particolare nei paesi europei e asiatici. Dal 2000 al 2008 l’afflusso di investimenti diretti esteri in Africa si è quasi settuplicato, passando da 9 a 62 miliardi di dollari USA l’anno. La Cina è il maggiore investitore. L’interesse è focalizzato in particolare sui progetti legati alle materie prime, seguiti da agricoltura ed infrastruttura nei settori dei cantieri stradali e delle telecomunicazioni.
Se le macro-tendenze descritte sopra interessano la maggior parte del continente africano, il progresso a livello di singoli paesi è molto disomogeneo. Le nazioni maggiormente sviluppate sono il Sudafrica ed alcuni Stati settentrionali. Paesi quali l’Egitto, il Marocco e la Tunisia, ad esempio, presentano già economie altamente diversificate e molto dinamiche, nelle quali circa l’80% della loro produzione economica è ormai attribuibile ai settori dell’industria e dei servizi. Durante la crisi del 2009 sia il Marocco che l’Egitto hanno registrato una crescita del PIL del 5%, e anche la Tunisia, con il 3%, ha superato la rispettabile media africana del 2,5%.
Queste locomotive dell’espansione economica africana sono seguite da altri paesi che presentano buone prospettive di crescita. Tra queste figura la Nigeria, nota soprattutto per la sua ricchezza di petrolio, anche se oggi presenta un’economia sempre più diversificata; in particolare i settori della finanza e delle telecomunicazioni sono in continua espansione, al punto che dal 2000 solo il 35% della crescita è provenuta dal comparto delle materie prime. Il numero di clienti della rete di telecomunicazioni è passato da un valore prossimo allo zero registrato nel 2000, agli attuali 63 milioni, e i depositi bancari si sono quintuplicati.
 

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