Portafogli – Numero uno: la diversificazione

In un quadro che dal punto di vista macroeconomico resta per ora stabile o in miglioramento, non accenna a risolversi la situazione in molti Paesi Arabi ed in particolare nella vicina Libia. La tensione strutturale sul mercato delle commodities rimane così elevata. Ed è importante tenerlo presente in fase di costruzione di un portafoglio.
I timori inflazionistici, in parte confermati dalle rilevazioni, ma soprattutto alimentati dalle aspettative, hanno reso sempre più probabile un aumento dei tassi di interesse, rispetto ai quali le autorità monetarie europee si sono espresse in favore di un probabile imminente rialzo.
In uno scenario che rimane quindi caratterizzato prevalentemente dalle tensioni sui prezzi e dall’instabilità geopolitica anche per un profilo a medio rischio occorre un surplus di prudenza.
La quota azionaria non supera il 40%, caratterizzata dalla più ampia diversificazione geografica e con una quota significativa nelle Mid e small cap per loro natura più sensibili ad eventuali ulteriori miglioramenti nel ciclo economico. Un piccola quota, in ottica speculativa, è riservata al settore finanziario che potrebbe beneficiare di livelli più elevati dei tassi di interesse; fa da contraltare un’analoga esposizione verso i più difensivi beni di consumo primari. Ampia diversificazione anche per la parte obbligazionaria che si concentra sul breve e brevissimo termine. Affidati ai fondi a ritorno assoluto e quelli specializzati sui derivati sulle materie prime gli spunti operativi più tattici la cui efficacia è legata alla bravura dei gestori. L’instabilità e l’attuale assenza di trend definiti implica, più che in altri casi, politiche attive che reagiscano opportunamente ai mutamenti di contesto.

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