Risparmio gestito – Tentazioni primaverili

Secondo l’ultimo Spring Eurozone Forecast di Ernst & Young, l’economia dell’eurozona cresce ad un ritmo molto più lento rispetto a quanto ci si aspettava a questo punto della ripresa, con una crescita del PIL stimata solo all’1,5% per quest’anno e all’1,7% per il 2012.

Si prevede che la crescita del PIL di quest’anno, come nell’ultimo, sarà principalmente trainata dalle esportazioni, con una performance che probabilmente continuerà ad essere sostenuta a livello globale, guidata sia dai mercati emergenti che dagli Stati Uniti. Considerando che la situazione nucleare è sotto controllo, i recenti disastri in Giappone non sembrano poter avere impatti significativi. Tuttavia, la rapida crescita dell’inflazione con l’abbattimento della barriera del 2% a dicembre 2010, per la prima volta dalla fine del 2008, e un ulteriore aumento al 2.4% a febbraio, sta suscitando preoccupazioni.

Il tasso di disoccupazione nella zona probabilmente continuerà a restare alto. Anche per il 2015 l’EEF prevede 14 milioni di disoccupati circa, un numero di gran lunga superiore ai livelli del 2007.

Marie Diron, Senior Economic Advisor per l’Eurozone Forecast di Ernst & Young ha dichiarato: “Ci aspettiamo una lieve ripresa per l’eurozona nei prossimi 12 mesi, anche se questa potrà facilmente essere frenata da eventi economici di portata mondiale o da un’escalation della crisi del debito dell’eurozona”.

Donato Iacovone, Country Managing Partner di Ernst & Young ha dichiarato, “Nonostante una ripresa dell’economia globale, l’eurozona continua ad affrontare una serie di preoccupazioni relative al debito sovrano, all’instabilità politica e all’aumento dei prezzi. Un contesto economico così instabile continua a porre un freno agli investimenti delle aziende e alla conseguente creazione di posti di lavoro.”

Aumentare i tassi di interesse potrebbe rivelarsi un errore
Nonostante la crescita dell’inflazione, l’EEF crede che un aumento del tasso di interesse e la sua irresistibile crescita durante l’anno per contenere il livello di inflazione, potrebbero mettere in pericolo la fragile ripresa economica dell’eurozona. Questo, nonostante la probabilità che l’inflazione nel settore dell’energia, delle materie prime e alimentare rimanga alta per un po’ di tempo. L’EEF prevede un abbattimento solo graduale dei prezzi del petrolio rispetto ai loro livelli attuali di circa 110/115 dollari al barile (contro i 95 dollari al barile della fine del 2011).

Diron ha commentato, “Non riteniamo che l’inflazione possa costituire un problema nel medio o lungo termine in quanto l’eurozona è caratterizzata da numerosi segnali di debolezza e l’aumento dei tassi di interesse come risposta all’inflazione innescata dalle commodity forse è uno sbaglio politico che rischia di avere conseguenze sul PIL. Crediamo che la BCE non abbia alcun bisogno di compiere questa mossa in quanto le nostre stime prevedono che nel 2012 – quando il prezzo del petrolio comincerà a scendere, il prezzo degli alimenti tornerà alla normalità e l’effetto dell’aumento dell’IVA a partire dall’inizio del 2011 scomparirà – l’inflazione scenderà di nuovo al di sotto del 2%.”

Restano alti i rischi legati al prezzo del petrolio
Esistono comunque rischi per la crescita del PIL e dell’inflazione legati in particolare alle continue tensioni in Medio Oriente. L’EEF prevede che se i prezzi del petrolio aumentassero e si attestassero sui 150 dollari al barile, l’inflazione dell’eurozona arriverebbe al 3% per quest’anno e al di sopra del 2.5% nel 2012. La crescita del PIL dovrebbe diminuire dell’1,2% per quest’anno e dell’1,3% per il prossimo anno. Se il prezzo del petrolio, invece, crescesse attestandosi sui 200 dollari al barile, l’inflazione potrebbe aumentare fino al 4% per quest’anno e rimanere al di sopra del 3% per il 2012 e la crescita del PIL rimarrebbe all’1% per entrambi gli anni. Ma le conseguenti implicazioni negative sulla crescita (dell’eurozona e dell’economia mondiale) potrebbero suggerire che l’inflazione dei beni non-energy tenderebbe a diminuire in scenari simili.

Ancora numerosi i rischi per la crescita
L’impatto negativo di una profonda crisi in Medio Oriente potrebbe avere effetti più diffusi in quanto indurrebbe probabilmente a rivalutare i rischi in tutti i mercati finanziari, con una potenziale riduzione dei prezzi delle azioni per un aumento dei premi sul rischio in relazione ad una vasta gamma di bond. Per la zona Euro, ciò potrebbe condurre a scenari particolarmente negativi, qualora provocasse un’ulteriore escalation della crisi del debito sovrano. L’EEF attribuisce una probabilità molto scarsa del verificarsi di un tale scenario, ma gli ultimi sviluppi del Portogallo sono preoccupanti e le conseguenze potrebbero rivelarsi molto gravi.

I Paesi dell’eurozona devono anche fare i conti con le strette fiscali. Diron ha dichiarato: “L’EEF ritiene che i governi attualmente sottovalutino l’impatto negativo sulla crescita di un tale irrigidimento fiscale. Una stretta fiscale attuata in contemporanea in così tanti paesi non si era mai verificata prima e anche le nostre stime relative ad un impatto negativo sulla crescita potrebbero rivelarsi troppo ottimistiche”.

L’EEF accoglie con favore la decisione di rendere permanente la European Financial Stability Facility e di aumentarne la dimensione. Tuttavia, il suo mandato avrebbe dovuto essere ampliato per permettere di acquistare titoli di Stato a condizioni meno restrittive. Diron ha commentato, “La carenza di importanti passi in avanti per ottenere l’unione fiscale, gli squilibri e le crisi simili a quella cui abbiamo appena assistito restano e rimarranno ancora aspetti chiave. L’unione fiscale comporterebbe una perdita di sovranità che i governi dell’eurozona non sembrano disposti ad accettare. “

L’eurozona è ancora un’area di interesse? 
In questa situazione negativa è facile dimenticare che la zona euro può ancora continuare ad essere un’area di interesse. Il 1° gennaio 2011, l’Estonia è diventata diciassettesimo membro dell’eurozona e i vantaggi derivanti dall’inserimento di un mercato così grande e con una moneta relativamente stabile sono già evidenti. Diron si è così espressa in merito: “Il boom delle esportazioni estoni spingerà la crescita del PIL ad oltre il 4% quest’anno e non vi è alcun dubbio che la fiducia dei consumatori sia stata sostenuta dall’ingresso dell’Estonia nell’eurozona”.

Rischi ed incertezze
Anche se la costituzione dell’European Stability Mechanism durante il recente vertice UE ha portato un sospiro di sollievo temporaneo, le tensioni sono tornate a crescere a causa dell’instabilità politica in Portogallo dopo le dimissioni del primo ministro Socrates.
La ripresa economica nell’eurozona resta fragile e la possibilità che il Portogallo chieda un sostegno finanziario è oggi quasi una certezza. Diron ha concluso: “Nonostante la situazione difficile che stanno attraversando il Portogallo e l’Eurozona, lo scenario resta stimolante con la possibilità di trovarci davanti ad un’Europa a due o addirittura a tre velocità che secondo la nostra stima diventerà ancora più trincerata.” 

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