Gannon spiega che “sebbene per i mercati e per gli utili delle società l’inflazione sia considerata un ostacolo, dietro alle azioni ci sono delle aziende reali, con attivi reali e con una reale capacità di imporre i prezzi. Invece di impiegare molto tempo nel tentativo di stabilire la direzione che prenderà l’economia, noi preferiamo concentrarci sulla ricerca e l’individuazione di piccole imprese di alta qualità le cui azioni oggi si vendono a un prezzo che a nostro avviso è significativamente inferiore al loro valore come attività. Ne sono un esempio le azioni del settore tecnologico. Anche se l’indice delle imprese tecnologiche a bassa capitalizzazione all’interno del Russell 2000 ha registrato nel IV trimestre del 2010 una performance superiore a quella del Russell 2000 nel suo insieme, e che lo stesso è accaduto per quel che va del 2011, siamo convinti che l’opportunità offerta da questa tipologia di azioni resti molto interessante”.
“L’attuale settore della tecnologia è molto diverso da quello di dieci anni fa. Verso la fine degli anni ’90, la tecnologia era considerata da molti investitori una categoria in grado di registrare una crescita permanente e non soggetta alle stesse dinamiche dei cicli di mercato di tutti gli altri settori. Oggi questo settore è quasi l’opposto e gli investitori sono ultrasensibili alla sua ciclicità. Ciò ha generato numerose offerte”.
A Royce ritengono che le azioni del comparto tecnologico abbiano in genere registrato negli ultimi anni dei prezzi molto bassi, anche perché il mercato è essenzialmente rimasto all’interno di una tendenza ribassista decennale. Ciò ha permesso al gestore di individuare delle società appartenenti a una varietà di settori che rappresentano oggi delle opportunità straordinarie. Secondo Royce, molti investitori hanno perso di vista il fatto che le società del comparto tecnologico hanno continuato a innovare con prodotti e servizi che generano risparmi in capo al costo del lavoro e ai costi di produzione, due fattori fondamentali in un ambiente che registra una pressione inflattiva.
Gannon conclude spiegando che “molte società hanno rimandato l’aggiornamento della tecnologia a causa della difficile congiuntura economica, ma che questo aggiornamento prima o poi deve realizzarsi perché nessuna azienda può permettersi di restare indietro nella infrastruttura tecnologica. Inoltre, la domanda di tecnologia di vario tipo proveniente dai mercati emergenti dieci anni fa semplicemente non esisteva. Molte società small cap del settore tecnologico vantano attualmente utili robusti e vendite in crescita trainate da un’ampia esposizione ai mercati esteri e da un più alto livello di spesa da parte delle aziende. I bilanci di molte di queste società a bassa capitalizzazione sono impeccabili, mentre nel settore tecnologico, la percentuale di liquidità in rapporto alla capitalizzazione di mercato è attualmente del 18%, la più alta all’interno del Russell 2000″.