Sundstrom (Pimco): “Diversificazione, chiave di tutto”

Politiche monetarie divergenti, cambiamenti di leadership e un fitto calendario di elezioni in Europa portano con sé una certa dose di instabilità. Ciononostante, i mercati del rischio sembrano attualmente più focalizzati sul ciclo economico, che resta solido, e sul rialzo dei tassi d’interesse negli USA. Ecco la ricetta per un portafoglio bilanciato secondo PIMCO, nelle parole di Geraldine Sundstrom (nella foto), responsabile dei portafogli di asset allocation Emea. Prima di approdare in PIMCO, Geraldine è stata partner e gestore al gruppo di hedge fund Brevan Howard, dove ha gestito il fondo Emerging Markets Strategies. Prima ancora, è stata gestore per Moore Capital Management. Geraldine è italo-francese, in quanto il papà è originario di Savignano sul Rubicone e la mamma è di Parigi, città dove è in effetti cresciuta. Da bambina, la professionista ha passato quasi tutte le sue vacanze estive a Rimini, di cui mantiene un’ottima memoria. Oggi invece preferisce il fresco delle montagne in estate e sciare sulle Alpi in inverno.

Negli ultimi anni, il sistema finanziario è rimasto in equilibrio solo con le politiche di tassi bassi guidate dalle banche centrali. Ora c’è un cambiamento in atto e una dinamica dei tassi divergente tra Usa e Europa. Qual è il vostro punto di vista?
Le banche centrali hanno avuto un ruolo fondamentale durante la crisi del 2008 e grazie alle politiche monetarie non convenzionali hanno evitato un altro 1929. Pensiamo che aspetti demografici come l’invecchiamento della popolazione, alti livelli di indebitamento dei paesi sviluppati e tecnologia faranno sì che la “nuova neutralità” non sia a rischio. Ciononostante, le politiche monetarie globali non si muovono più all’unisono e ci potrebbero essere picchi di volatilità; non pensiamo tuttavia che le banche centrali saranno particolarmente destabilizzanti per i mercati finanziari. La Fed, ad esempio, ha rialzato i tassi di interesse a marzo per la seconda volta in tre mesi. Tuttavia, quando queste decisioni sono scontate dagli operatori di mercato non generano particolari turbolenze di mercato. Certamente un focus sulle differenze tra regioni, industrie e settori darà spazio a opportunità di acquisto e vendita sui mercati, che si tradurranno in performance per i portafogli degli investitori.
Da gennaio a oggi, per dare un po’ di performance al portafoglio è stato necessario investire in titoli azionari dei mercati emergenti, in tecnologia e in oro. Mentre investire in titoli di Stato e in molte delle obbligazioni societarie è stato meno proficuo. E ora come posizionarsi?
In un contesto caratterizzato da prospettive di rendimenti inferiori rispetto al passato per diverse asset class, suggeriamo di utilizzare fonti di ritorno diversificate tramite una gestione attiva. Contrariamente a quella passiva, la gestione attiva è associata alla capacità di sfruttare un temporaneo mispricing del mercato; troviamo però altre modalità per cercare alfa (sovraperformance rispetto al proprio indice di riferimento, n.d.r.) che siano più “strutturali”, quali i premi al rischio alternativo o investimenti basati su diversi fattori di rischio. Questi cercano di dare sprint a portafogli diversificati su molteplici asset class e i cui trade in essere possono offrire rendimenti positivi in diversi contesti di mercato e minimizzandone la volatilità.
Ci sono oggi nuove dinamiche della geografia economica. Siete ben posizionati anche sulle valute? Quali sono quelle da mettere in portafoglio?
Il posizionamento dei nostri portafogli multi-asset è relativamente prudente, ma non avverso al rischio. Riteniamo che, pur navigando in un contesto economico che offre rendimenti relativamente ridotti, la flessibilità di usare strategie tattiche di breve termine, mantenendo al contempo una visione di lungo periodo prudente, possa aiutare a generare performance positive per i portafogli dei clienti mantenendo sempre particolare attenzione al tema della volatilità. Le valute svolgeranno un ruolo sempre più importante all’interno di portafogli diversificati. Continuiamo a privilegiare il dollaro americano contro un paniere di valute asiatiche, in particolare quelle che mostrano un alto livello di correlazione con lo yuan cinese, che probabilmente dovrebbe deprezzarsi rispetto al biglietto verde nei prossimi anni. Sottopesiamo in modo modesto l’euro, scontando una politica monetaria ancora accomodante, almeno per quest’anno, da parte della BCE. Manteniamo piccole posizioni tattiche in alcune delle valute dei paesi emergenti le cui economie sono legate alle materie prime (petrolio) e che offrono rendimenti impliciti (carry trade) interessanti, come il peso messicano, il rublo o il real brasiliano.

Ci può descrivere la vostra asset allocation attuale?
Siamo positivi sulle azioni, ma alla luce del recente rally stiamo mantenendo una visione neutrale complessiva e un sottopeso ai titoli azionari statunitensi. Siamo esposti quindi agli USA, consci che una politica fiscale accomodante e la deregolamentazione del settore finanziario possano fornire sostegno a società esposte all’economia domestica. Siamo moderatamente positivi sulle azioni europee e, al momento, abbiamo un piccolo posizionamento tattico sui mercati emergenti. Restiamo difensivi sui tassi di interesse e la duration di portafoglio è relativamente contenuta. Preferiamo al margine i TIPS, le obbligazioni indicizzate all’inflazione americana, sebbene siamo anche investiti sui Treasury. In Europa, grazie al supporto della BCE, abbiamo piccole posizioni sui titoli periferici e sui Bund. Siamo sovrappesati sul credito, in particolare ci piacciono i mutui ipotecari americani, che continueranno a beneficiare di una ripresa in atto del mercato immobiliare statunitense.
Come affrontare un potenziale aumento dei tassi d’interesse e dell’inflazione? Quali scadenze vanno considerate?
Un aumento dei tassi d’interesse non è di per sé un evento catastrofico. Se l’orizzonte temporale è adeguato, questo si traduce in maggiori rendimenti futuri. Le obbligazioni governative statunitensi pertanto svolgono e svolgeranno un ruolo difensivo fondamentale di protezione del capitale e di diversificazione nell’asset allocation perché lasciano l’opportunità di investire parte del portafoglio in attivi rischiosi. Negli Stati Uniti, il focus attuale è sulla parte intermedia della curva, da 3 a 10 anni.

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