Johnson (AB-AllianceBerstein): “Come governare l’incertezza sui mercati”

Di seguito un’analisi di Commento a cura di Christine Johnson, Head of Alternative di AB-AllianceBerstein

VOLATILITA’ IN AGGUATO – Le elezioni in Francia e in Germania, le trattative per la Brexit e l’ombra di un tapering da parte della BCE. Il propellente per la volatilità di certo non manca, senza nemmeno considerare gli effetti di possibili sorprese dell’ultimo minuto. L’incertezza regna sovrana, ma un modo per proteggersi c’è: per correre ai ripari, gli investitori europei dovrebbero considerare di aggiungere al proprio portafogli prodotti alternativi. Data la turbolenza sui mercati principali, infatti, un mix di investimento composto da azioni e obbligazioni non è più una strategia vincente per affrontare un contesto fortemente sotto pressione. In particolare, di questi tempi l’azionario ha subito molti più shock di quanti ne abbia visti negli ultimi vent’anni e non c’è motivo di credere che questa tendenza giunga al termine. Soprattutto in questo periodo ricco di appuntamenti elettorali cruciali per il panorama europeo che stanno mantenendo i mercati con il fiato sospeso. La spada di Damocle che pesa su azioni e obbligazioni c’è e si farà sentire nei prossimi mesi, gravata dalla virata della politica monetaria che vedrà la fine di un contesto contraddistinto da Banche centrali accomodanti, da una volatilità dei mercati limitata e da un’elevata correlazione tra i settori. L’euforia seguita agli annunci di politica fiscale da parte di Donald Trump, quindi, potrebbe essere stata l’ultima corsa per le asset class tradizionali che hanno festeggiato, di fatto, uno stimolo fiscale che sta avendo più di qualche problema a realizzarsi.

LE VIRTU’ DEGLI ALTERNATVI – L’attuale fase rialzista dell’azionario è durata due anni in più rispetto a quella precedente, terminata con un tonfo catastrofico. Non è detto che stavolta l’addio del toro sia altrettanto traumatico, ma gli asset alternativi possono certo attutire il colpo. Questi titoli offrono ritorni meno correlati alle classi tradizionali e, fondamentale, una resistenza molto più consistente contro gli shock geopolitici. Durante la crisi finanziaria, di fatto, i prodotti alternativi, rappresentati dal HFRI Fund Weighted Composite Index, hanno subito una flessione del 21% contro il -54% del MSCI World Index, performance migliore che si è riproposta durante il “taper tantrum” del 2013, in occasione del sell-off sulle materie prime nel 2014-2015 e con la crisi cinese nel 2015-2016. Ultimo esempio il periodo post-Brexit: gli alternativi salivano e l’azionario scendeva. Quando la volatilità s’impenna questi asset offrono diversificazione e protezione, caratteristiche molto corteggiate in un contesto incerto. D’altronde il rischio di un vero e proprio terremoto rimane alle porte, basti vedere quello che è successo lo scorso anno.

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