Thomson (fondo Ignis): il 2012 ci porterà in un vicolo cieco

La buona notizia è che nel 2012 l’economia globale eviterà la recessione. Tuttavia, per citare il Duca di Wellington “siamo in un dannato vicolo cieco”. Parola di Stuart Thomson, co-gestore del fondo Ignis Absolute Return Government Bond, che nel suo outlook sul prossimo anno spiega come l’economia globale “eviterà una recessione double dip per un soffio, con una crescita di solo il 2,25%, decisamente inferiore rispetto al potenziale produttivo del 3%”. E questo, sottolinea il gestore, “significa che l’economia mondiale affronterà una crescita recessiva, cioè una situazione in cui la crescita di un’economia è inferiore al proprio potenziale produttivo misurato sommando alla crescita della produzione la crescita della popolazione in età lavorativa. Se la crescita è al di sotto del potenziale produttivo, il livello della capacità inutilizzata all’interno dell’economia aumenta, ampliando il gap di produzione e spingendo verso il basso gli aumenti dei prezzi”.

 I grandi paesi industrializzati stanno attraversando questa situazione già dalla grande recessione iniziata nel 2007. La storia ci insegna che queste economie possono registrare diversi anni di crescita volatile e sotto la media a seguito di un grande collasso finanziario, riducendo l’eccessivo indebitamento a livello privato, aziendale e del settore finanziario. Tuttavia, continua Thomson, “crediamo che i principali paesi in via di sviluppo subiranno un contagio attraverso i flussi commerciali e finanziari provenienti dalle economie industrializzate e si ritroveranno essi stessi in una situazione di crescita recessiva. Certo, per le economie in via di sviluppo il caso di una crescita recessiva porterà comunque una crescita considerevolmente più alta rispetto alle economie sviluppate: per la Cina, nel 2012, ci aspettiamo una crescita del 7%. Ciononostante questo è meno di quanto necessario ad assorbire la crescita della forza lavoro o a soddisfare le aspirazioni dei consumatori, cosa che farà aumentare il rischio a livello politico”.

 “Questo crea il primo dei tre dilemmi del prigioniero del 2012. Le economie in via di sviluppo hanno già iniziato ad alleggerire la politica monetaria in risposta al rallentamento della crescita economica, ma stanno giocando al gioco del pollo (come in Gioventù bruciata) con le maggiori economie industrializzate, nel timore che se le politiche accomodanti saranno aggressive e ripetute come nel 2008, aumenterà l’inflazione. Il secondo dilemma riguarda gli USA dove l’avvicinarsi delle prossime elezioni presidenziali porta Repubblicani e Democratici di Obama a prendere tempo sulla politica fiscale. La mancanza di un accordo porterà a un risultato non ottimale per l’economia, con una crescita dell’1-1,5% per i prossimi anni e forzando la Fed ad attuare ulteriori stimoli di politica monetaria durante l’anno elettorale”. “L’eccezione alla crescita recessiva globale sarà rappresentata dall’Europa, dove per le economie periferiche, così come Francia e Belgio, ci si può attendere una vera e propria recessione nel 2012. Una maggiore austerità fiscale non è la soluzione per un’unione monetaria mal funzionante. Prevediamo che la Bce taglierà ancora i tassi, che espanderà il suo bilancio aumentando la liquidità e continuando ad acquistare titoli sovrani, ma questo non sarà sufficiente. Il dilemma del prigioniero per l’Europa è che la Banca Centrale non è nella posizione di perseguire un quantitative easing illimitato. Un patto per la crescita regionale sarà quindi necessario nel secondo semestre del 2012”. Il dilemma della Gran Bretagna infine, conclude il gestore, “è che è prigioniera degli altri tre, Emergenti, Usa ed Europa. Il risultato sarà una maggiore volatilità, ma con un rendimento atteso allo stesso livello o leggermente minore rispetto al 2011. Crediamo che questo sia il massimo contributo possibile all’economia globale”.

 

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