Ormiston (Ignis AM): nel 2012 le cose possono solo migliorare?

Un anno fa Ignis AM si chiedeva se sarebbe valsa la pena di essere in Europa nel 2011 ed erava giunto alla conclusione che i problemi della periferia non avrebbero rallentato le aziende più forti del Nord del continente, l’unica regione davvero interessante. Nel corso dell’anno questa ipotesi è stata confermata, ma non si può certo ignorare che l’indebolimento alla periferia dell’Eurozona si sia spostato gradualmente verso il suo cuore pulsante e tutta l’Europa nel 2011 ha subito un forte rallentamento. Cosa attendersi dunque per il 2012? Prova a rispondere Ian Ormiston, gestore dei fondi Ignis European Growth e Ignis European Smaller Companies: “il nostro scenario centrale è che la crisi del debito sovrano e l’economia peggioreranno, prima che un cambiamento positivo migliori l’outlook della regione, probabilmente nel primo semestre dell’anno”.

Tra i fattori chiave del 2012, Ormiston  parla di un atteso “cambiamento decisivo nella crisi del debito sovrano europeo. Ormai sono stati fatti molti passi verso un’Eurozona forte e sostenibile e siamo convinti che nei primi mesi dell’anno gli investitori sul reddito fisso porteranno i governi europei verso un punto di rottura e, di conseguenza, spingeranno la Bce a intervenire in modo più deciso. Il secondo fattore chiave è la chiarezza sulla gravità e sulla durata delle recessioni in diverse economie europee. Infine, siamo in attesa che le stime sugli utili raggiungano i livelli minimi, così da poter beneficiare di valutazioni attraenti. Finora le stime sul 2012 hanno seguito il trend discendente del 2011, ma solo nel momento in cui aziende e settori mostreranno un declino nei numeri anno su anno riguardo ai dati per il 2012 potremo dirci sicuri di essere a un punto di svolta nelle valutazioni”.

Tenendo conto di questi tre fattori inizieremo il nuovo anno con un portafoglio relativamente difensivo, con un livello di cash abbastanza elevato e posizioni sostanzialmente sottopesate sui finanziari e sulle materie prime a livello globale. Tra i nomi difensivi preferiamo le società del settore healthcare, come Novartis, Sanofi e Getinge, rispetto ai consumer staple scambiati sulla base di valutazioni sfavorevoli. Con l’avanzare dell’anno intendiamo aumentare la nostra esposizione a settori come i chimici, in particolare quelli con focus sull’agricoltura, le cui materie prime sottostanti dovrebbero essere favorite da ulteriori azioni di quantitative easing negli Stati Uniti. Infine, siamo propensi a considerare l’investimento nelle banche italiane e spagnole nel caso in cui la Bce dovesse riuscire a ridurre sostanzialmente i rendimenti dei titoli sovrani dei due Paesi.

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