Fondaco sgr: i mercati provano a reagire, ma i rischi rimangono

Il tono positivo dei mercati finanziari e il graduale incremento della propensione al rischio degli investitori è proseguito nelle prime settimane dell’anno, determinando una buona performance dei mercati azionari e obbligazionari e un all’allentamento delle tensioni all’interno dell’area Euro nonostante la contestuale revisione al ribasso del rating di quasi tutti i paesi europei da parte di S&P. E’ quanto emerge dall’analisi di Fondaco sgr, società di gestione del risparmio indipendente nata nel 2002 per volontà di Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, ed Ersel Finanziaria. La decisione della Bce di offrire liquidità al sistema bancario ad un tasso di interesse dell’1% su un orizzonte temporale eccezionalmente lungo e pari a tre anni è stata cruciale nel determinare l’attuale reazione dei mercati e, soprattutto, nell’evitare viceversa un significativo peggioramento: l’intervento della Banca Centrale guidata da Mario Draghi, infatti, ha scongiurato possibili pressioni sul mercato interbancario in prossimità della scadenza di fine anno, permettendo anzi agli istituti di credito di soddisfare in anticipo le proprie necessità di finanziamento di breve e medio periodo”.

“Molta della liquidità immessa, inoltre, è stata impiegata sul mercato dei titoli di Stato, soprattutto dei paesi periferici, sfruttando gli elevati rendimenti offerti ed il ridotto costo della liquidità stessa: la differenza tra i tassi di interesse italiani, spagnoli e portoghesi e quelli tedeschi è diminuita significativamente, soprattutto sulle scadenze più brevi. L’importanza ed il significato di questa operazione sono molto importanti e meritano di essere analizzate con attenzione: prima di tutto è stata una vera e propria misura di quantitative easing (la prima) effettuata dalla BCE, anche se con caratteristiche e conseguenze decisamente differenti rispetto a quelle eseguite dalla Federal Reserve o dalla Bank of England”.

“La differenza più importante è l’obiettivo, poiché l’intervento è mirato direttamente a sostenere il sistema bancario e non a ridurre il livello dei tassi di interesse sulle diverse scadenze; inoltre l’operazione è stata immediata e la dimensione illimitata, diversamente rispetto ai piani di acquisto, per un ammontare definitivo e distribuiti nel tempo, attuati negli Stati Uniti ed in Inghilterra. Infine la liquidità non è stata immessa su un mercato specifico ma concessa alle banche, lasciando loro la scelta di come impiegarla e, di conseguenza, anche il rischio legato alla volatilità degli strumenti acquistati”. “L’effetto è stato repentino ed evidente, soprattutto sui mercati finanziari, sia per la portata dell’operazione sia per il segnale implicito offerto dalla BCE, e cioè l’intenzione di offrire tutto il supporto necessario alla stabilizzazione del sistema creditizio dell’area Euro, senza però sgravare i governi europei dalla loro responsabilità e sottolineando la necessità di un ulteriore sforzo condiviso.

Sul fronte politico, intanto, i progressi più significativi riguardano il tentativo di accordo tra le banche ed il governo greco per la ristrutturazione del debito ellenico, presupposto considerato indispensabile per il pagamento degli ulteriori aiuti previsti dall’Unione Europea e dal FMI: un’intesa potrebbe essere annunciata a breve ma sarà importante il livello delle perdite previste per gli istituti di credito ed il meccanismo di partecipazione per valutare l’impatto effettivo”. “I capi di Stato dell’Unione Europea, intanto, proseguono i colloqui per le modifiche dei trattati comunitari: l’unica novità rilevante è la maggiore attenzione posta, nelle dichiarazioni di intenti, sulla crescita e l’occupazione oltre che sul rigore di bilancio, in seguito alle pressioni del paesi periferici, Italia in primis, e della stessa Unione Europea. L’obiettivo rimane quello di giungere ad un accordo tra la fine del mese di febbraio e marzo, per accelerare poi sull’attivazione del fondo di stabilizzazione permanente (ESM) a partire dalla seconda metà dell’anno, ma le divisioni e le contrapposizioni tra i diversi paesi sono ancora presenti sul alcuni punti importanti, oltre al crescente malcontento del Parlamento Europeo e dell’Unione Europea, di fatto esclusi dalla trattativa.

In generale, però, le soluzioni proposte ed oggetto di discussione appaiono ancora insufficienti poiché non prevedono un adeguato coordinamento comunitario delle politiche fiscali ed economiche, con relativa concessione di sovranità da parte dei governi nazionali, e non istituiscono un effettivo meccanismo di raccolta e concessione di risorse finanziarie a livello europeo”. “Proprio il giudizio negativo sulla gestione della crisi dell’area Euro da parte dei politici europei è alla base della decisione di S&P di abbassare il rating di quasi tutti i paesi dell’Unione Europea, inclusi Francia, Austria ed Italia e risparmiando la Germania. 

La mossa di S&P è stata, come minimo, controversa, e non solo per la contemporaneità del taglio su diversi paesi ma soprattutto per il carattere politico della decisione: se la denuncia dell’inadeguatezza della risposta alla crisi può essere assolutamente condivisibile, infatti, è comunque azzardato abbassare il merito di credito di un’azienda per la presunta incapacità dei propri dirigenti, prima ancora di valutarne la solidità del bilancio, fatto di attivi e passivi”. “In molti paesi, Italia in particolare, la dimensione della ricchezza privata, i tassi di risparmio e la qualità del tessuto imprenditoriale, sono, o dovrebbero essere, elementi fondamentali in un giudizio puramente finanziario: le considerazioni di S&P, viceversa, appaiono concentrate quasi esclusivamente su un solo aspetto del bilancio nazionale, quello pubblico, e su rischi politici difficilmente prevedibili e misurabili in termini monetari. 

Una indicazione importante è però implicita nella decisione di S&P: il problema non è più, da ormai diverso tempo ormai, relativo ai singoli paesi ma riguarda l’area Euro nel suo complesso e potrà essere risolto in maniera efficacie e persistente soltanto attraverso una sempre maggiore integrazione politiche, economica e fiscale”. “La reazione dei mercati è stata, in ogni caso, praticamente impercettibile ed il momento positivo è proseguito, grazie soprattutto al meccanismo virtuoso innescato dalla BCE ma anche perché le decisioni erano di fatto attese e ormai scontate dai mercati: i tassi di interesse francesi, ad esempio, erano già più elevati rispetto a quelli tedeschi mentre il costo della raccolta dell’EFSF, il quale ha perso anch’esso il rating AAA, era già cresciuto nei mesi scorsi.  In generale le misure straordinarie intraprese dalla Banca Centrale Europea, anche alla luce della nuova concessione di liquidità a tre anni prevista per il prossimo mese di febbraio, potrebbero garantire una relativa stabilità all’interno dell’area Euro e, di fatto concedere ulteriore tempo alle istituzioni politiche per intraprendere la riforme necessarie”.

“I rischi rimangono, però, significativi perché la liquidità immessa potrebbe non continuare ad essere impiegata sul mercato dei titoli di Stato, soprattutto sulle scadenze medio – lunghe in previsione di aste importati da parte dei principali paesi europea, anche alla luce delle esigenze di miglioramento delle capitalizzazione degli istituti di credito europei.La qualità e l’efficacie delle iniziative politiche nelle prossime settimane e mesi rimangono, quindi, elementi fondamentali per garantire una soluzione graduale ma definitiva delle tensioni all’interno dell’area euro”.

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