Risparmio gestito, Ubs rilancia sull’high yield

Se il malato non ha ancora superato la nottata, poco ci manca. È questa la sensazione che ricaviamo parlando con Kostantin Leidman, gestore del fondo Ubs Bond Fund Euro High Yield di Ubs Global asset management, un comparto che investe principalmente in obbligazioni societarie ad alto rendimento denominate o “coperte” in euro. Negli ultimi cinque anni, il fondo ha avuto una performance un po’ più debole rispetto al benchmark: +23,7% contro il +28,3% del secondo.

Il tema centrale della conversazione è che, malgrado l’allargamento degli spread nel 2011 per via della più elevata avversione al rischio, i bond ad alto rendimento rimangono un’asset class interessante. Questo perché i tassi di default sono ancora bassi rispetto alla loro media di lungo periodo, mentre i fondamentali delle aziende appaiono solidi. In altre parole, il mercato si aspetta un rimbalzo nel 2012, dal momento che riscontra un’inefficienza dovuta al dislivello tra gli ampi spread e i tassi di default bassi.

“Nel selezionare le emittenti delle obbligazioni”, riferisce Ubs, “facciamo attenzione a ripartire gli investimenti tra i vari meriti di credito. La recente crisi ha creato opportunità proprio nel settore corporate, in particolare nella fascia BB–B, che al momento sovrappesiamo”. Ma l’high yield, ovviamente, non è l’investment grade. Non ci sono forse rischi, specialmente sul fronte governativo? Risponde Leidman: “In Europa la questione è oramai circoscritta alla Grecia e al Portogallo. Ma ad Atene le trattative per la ristrutturazione del debito sono a uno stadio avanzato. L’Irlanda si può considerare fuori pericolo. E in Spagna e in Italia non esiste una reale emergenza solvibilità. La Bce e i politici”, continua, “agiranno per fornire liquidità, tagliare il debito, sostenere le banche. La rottura dell’euro è uno scenario sempre più lontano. Secondo la nostra view, l’uscita dall’euro di un Paese è poco probabile, dal momento che sarebbe troppo costosa”.

E la raffica di downgrade dalle agenzie di rating? “In verità, come dimostra anche la reazione dopo la bocciatura degli Stati Uniti dell’estate scorsa, per i mercati l’abbassamento del merito di credito non è stato un problema in quanto era già stato ampiamente scontato”. Un’opportunità più che un pericolo, insomma, perché in quei Paesi si possono ora comprare titoli della stessa qualità degli investment grade, ma a prezzi più interessanti. L’Italia, in questo quadro, è un caso interessante. “Noi non vediamo rischi di insolvenza”, ribadisce Leidman. Sul fronte corporate, per il gestore le occasioni più attraenti le offrono le utilities e le telecomunicazioni. “Il comparto auto, invece, è poco attraente”.

Sui finanziari, il team di Leidman ha un approccio selettivo. “In questo settore evitiamo i titoli di Grecia e Portogallo e ci focalizziamo invece su quelli dei Paesi core, preferendo le obbligazioni subordinate. Quindi, in Italia ci siamo concentrati su UniCredit. Lo scorso dicembre, abbiamo comprato il bond emesso dall’istituto. Piazza Cordusio ha appena fatto un’offerta agli investitori per ricomprarselo. Questo, per noi, ha significato un ritorno del 40%. Non è una cosa che si vede spesso”.

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