Ancora deflussi dall’industria dei fondi, febbraio si chiude a -2,7 miliardi

E’ ancora presto per dire che il settore del risparmio gestito in Italia sta risalendo la china. Ma nel mese di febbraio inizia a intravedersi qualche debole segnale di miglioramento. Secondo quanto emerge dagli ultimi dati diffusi da Assogestioni, sebbene le società di gestione abbiano mostrato un saldo ancora negativo il mese scorso, si riscontra infatti una progressiva diminuzione delle perdite: la raccolta complessiva dell’industria si è attestata a -2,7 miliardi di euro,  contro i 3,9 miliardi usciti in gennaio e i 9,5 miliardi defluiti a dicembre, portando così il saldo da inizio 2012 a quota -6,7 miliardi.

Più da vicino, la fotografia scattata dall’associazione presieduta da Domenico Siniscalco evidenzia un peggioramento delle gestioni di portafoglio, che hanno visto deflussi per oltre un miliardo (-791 milioni il dato di gennaio), frutto dell’andamento negativo dei fondi istituzionali – in rosso per 229 milioni dai +24 milioni del mese precedente – e dei prodotti retail, che hanno concluso il mese con una raccolta di -796 milioni, poco meglio dei -814 milioni di gennaio.

A mostrare una parziale ripresa sono state invece le gestioni collettive, che hanno ridotto i deflussi a 1,7 miliardi dai -3,2 miliardi di gennaio: se da un lato i fondi chiusi sono passati in rosso per 32 milioni dai +63 milioni di gennaio, dall’altro lato i fondi aperti hanno infatti dimezzato le perdite, archiviando febbraio con una raccolta negativa per 1,6 miliardi contro i -3,2 miliardi del primo mese dell’anno.

Entrando nel dettaglio di quest’ultima categoria, che contribuisce per gran parte della raccolta complessiva del settore, balza immediatamente agli occhi il rimbalzo dei fondi obbligazionari: nelle casse dei bond sono infatti affluite a febbraio risorse per oltre 1,4 miliardi di euro, contro il rosso di 736 milioni segnato a gennaio, un risultato che riporta in terreno positivo la raccolta della categoria da inizio 2012 (732 milioni). In miglioramento anche i fondi bilanciati, che hanno ridotto i deflussi a 44 milioni dai precedenti 120 milioni, mentre tutte le altre tipologie di prodotti hanno visto un aggravarsi delle uscite: gli azionari hanno concluso il mese con un rosso di 679 milioni da -643 milioni, i flessibili hanno perso 647 milioni dai precedenti -513 milioni e gli hedge hanno registrato deflussi per 237 milioni da -147 milioni.

La raccolta complessiva di febbraio dei prodotti a lungo termine si attesta così a -138 milioni, comunque in decisa ripresa dai -2,1 miliardi di gennaio grazie all’effetto bond. A questi si aggiungono gli 1,5 miliardi usciti dalle casse dei fondi monetari (-1,11 miliardi a gennaio) e i 50 milioni affluiti nei prodotti definiti “non classificati” (da +38 milioni). Dal punto di vista della domiciliazione dei fondi emerge invece una lettura sostanzialmente invariata per i prodotti di diritto italiano (-2,2 miliardi dai precedenti -2,9 miliardi), a fronte di una ripresa dei fondi esteri, che hanno raccolto 596 milioni (da -942 milioni).

Quanto infine agli asset in gestione al settore, segnala Assogestioni, questi si sono irrobustiti ulteriormente, a dispetto dei deflussi, grazie all’effetto performance di mercato e all’attività di gestione: alla fine di febbraio il patrimonio si attestava infatti a 966 miliardi di euro dai precedenti 984 miliardi. Di questa cifra, il 50,9% (492 miliardi) fa capo alle gestioni di portafoglio – circa 95,8 miliardi in mano ai fondi retail, i restanti 396 miliardi agli istituzionali – mentre il 49,1% (474,7 miliardi) risulta affidato alle gestioni collettive: 42 miliardi circa ai fondi chiusi e 432 miliardi ai fondi aperti.

Focalizzando l’attenzione ancora una volta su quest’ultima categoria, i fondi di diritto italiano gestiscono il 35,3% del patrimonio (152,6 miliardi di euro), mentre ai fondi esteri fa capo il restante 64,7% (280 miliardi circa). A livello di tipologia di prodotto, gli obbligazionari gestivano asset per circa 189,7 miliardi di euro a fine gennaio (il 43,8% del patrimonio in mano ai fondi aperti) e gli azionari 97,7 miliardi (il 22,6%). A seguire i prodotti flessibili (64,3 miliardi, pari al 14,9%), i fondi monetari (46 miliardi, pari all’10,6%), gli hedge (9,45 miliardi, pari al 2,2%) e i non classificati (4,6 miliardi).

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