Swiss&Global, le sfide dell’economia e le risposte della politica

E’ davvero la sopravvivenza dell’euro la posta in gioco di questi mesi? E l’unione politica riuscirà ad avere ragione della diffidenza dei mercati? Questi gli interrogativi da cui prende le mosse Carlo Benetti, responsabile investitori istituzionali di Swiss&Global asset management sgr, per fare una riflessione sulle sfide dell’economia e il modo in cui la politica le sta affrontando. I prossimi mesi, osserva l’esperto, saranno cruciali per un definitivo chiarimento della sostenibilità del debito europeo e, soprattutto, della sostenibilità dell’Unione monetaria.

“E’ stata una settimana intensa. Dati superiori alle attese nel settore immobiliare negli Stati Uniti hanno dato fiato all’entusiasmo a Wall Street mentre in Europa le temperature scendevano sul downgrading di Standard & Poor sulla Spagna, portata a BBB+. Il rendimento dei titoli spagnoli a 10 anni è rimasto elevato ma si sono allentate le tensioni sui titoli obbligazionari di elevata qualità con le dichiarazioni di Ben Bernanke sul proseguimento della attuale politica monetaria espansiva”. “In Italia la fiducia dei consumatori è crollata a 89 dal precedente livello di 96,3, il valore più basso dal 1996, quando venne creato l’indice. Condizioni non migliori nell’Eurozona dove l’indice della fiducia a 47,4 è stato inferiore al valore del mese scorso, 49,1, e alle stime degli analisti che si aspettavano un 49,3. La scomposizione settoriale del dato rivela un accentuato rallentamento nel settore manifatturiero, 46 da 47,7, e nel settore dei servizi, 47,9 da 49,2”.

“Il debito complessivo dell’Eurozona ha toccato nel 2011 il picco più alto nel decennio dell’euro, 87,2% sul Pil, in crescita rispetto al valore di 85,3% del 2010. Comanda la classifica la Grecia, con il rapporto debito/Pil a 165,3%, seguita dall’Italia con 120,1% e Portogallo a 107,8%. Ma in realtà il dato del debito non dice molto visto che è comunque inferiore al debito degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, e di gran lunga inferiore al debito del Giappone che supera il 200%. Semmai c’è molto da dire sulle intollerabili divergenze all’interno dell’Eurozona dove nelle aste del 24 aprile il titolo a 25 anni olandese veniva collocato a circa 70 punti base meno del Ctz a due anni italiano”.

“’Impulso suicida’: così George Soros e il Nobel dell’economia Paul Krugman hanno brutalmente liquidato le misure di austerità fiscale promosse in Europa. Ma in Spagna il 24% di disoccupazione, 50% quella giovanile, sono cifre ‘prossime a quelle della Grande Depressione degli anni Trenta negli Usa’, dice Krugman, favorevole invece a politiche di stimolo a dispetto del debito e anche a costo di una maggiore inflazione ‘ci vorranno anni ma almeno si eviterà in Europa una seconda Grande Depressione’. Il boom economico spagnolo è stato basato sulla crescita del solo mercato immobiliare e il finanziamento bancario al settore era arrivato al 35% del Pil. Il Governatore della Banca di Spagna ha detto di sentirsi come un capitano che ordina l’abbandono della nave e deve però preoccuparsi anche di riparare le scialuppe di salvataggio (e non c’è nemmeno uno straccio di biscaglina a prua …)”.“La risposta alle difficoltà dell’Eurozona è una risposta che non può venire che dalla politica: non è la sostenibilità del debito a spaventare, perché un debito all’87% è sostenibile, ma la sostenibilità dell’area monetaria. E’ la paura della rottura dell’Unione monetaria a mantenere a 2,7% il titolo a 25 anni olandese, o a 1,7% il decennale tedesco: come fossero polizze assicurative contro la svalutazione certa di quei Paesi considerati a rischio”.

“E questo tipo di paura potrà essere allontanata solo dalla politica, da un linguaggio finalmente comune parlato dai leader europei. E’ illusorio pensare che siano i singoli paesi ad avere successo nell’affrancarsi dalla attuale fase di decadenza economica e incertezza politica, la soluzione non potrà che essere concertata e coordinata a livello europeo”. Nel 1928, ricorda Carlo Benetti, “Keynes disse in una conferenza che ‘nel lungo periodo l’umanità è destinata a risolvere tutti i problemi di carattere economico … di qui a cent’anni il tenore di vita nei Paesi avanzati sarà tra le quattro e le otto volte superiore a quello attuale’. Keynes ha avuto ragione in parte, è vero che rispetto ad allora il tenore di vita è aumentato ma siamo ancora ben lontani dalla risoluzione di tutti i problemi economici”.

Nel prossimo futuro, continua il gestore, “i leader europei si trovano a dover fare i conti con il giudizio degli elettori. Saranno loro a valutare il gradimento delle loro proposte su come uscire dalla crisi, le misure di austerità, il loro gradiente di equità. Le operazioni straordinarie promosse dalla Banca Centrale Europea hanno allentato le tensioni sui mercati e dato tempo alla politica ma non potrà certo essere la politica monetaria a risolvere i problemi di concertazione di Eurolandia e i nodi strutturali che sono venuti al pettine”. Domenica 6 maggio ci sarà il ballottaggio delle elezioni presidenziali in Francia, a novembre ci saranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti e il 2013 sarà anno elettorale in Germania e Italia e nel frattempo c’è stata la crisi di governo in Olanda. “La politica europea si trova nel mezzo di un passaggio angusto, rigore di bilancio da una parte e politiche di stimolo alla crescita dall’altra. Ormai c’è unanimità nell’affermare il primato della crescita economica per evitare che l’eccesso di misure fiscali avvitino la crisi in una spirale perversa ma come riuscirci è tutt’altra faccenda”.

Nei prossimi mesi, conclude Benetti, “dovranno dunque lavorare molto gli analisti politici, perché dovranno valutare le diverse e contrapposte opzioni politiche, gli analisti economici perché dovranno studiare l’efficacia delle politiche monetarie e fiscali, gli operatori finanziari perché dovranno interpretare la sequele dei dati macroeconomici. E ci sarà molto lavoro per i consulenti finanziari, perché dovranno soppesare tutti questi elementi e trarre la sintesi su se e quando incrementare gli asset rischiosi nella allocazione tattica dei portafogli”.

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