J.P. Morgan am, l’Europa è minacciata dalla sindrome giapponese

Le recenti turbolenze di mercato sollevano vari timori, anche di natura sistemica. Secondo quanto emerge dall’ultimo report settimanale di J.P. Morgan asset management , è infatti molto strano che i rendimenti dei Bund a breve scadenza siano inferiori a quelli degli omologhi giapponesi. “La settimana scorsa i rendimenti a due anni della Germania sono scesi a 4 punti base chiudendo la seduta settimanale a 6 punti, mentre i titoli di Stato nipponici di uguale scadenza offrivano al confronto lauti rendimenti di ben 10 punti base. Per quanto concerne le scadenze più lunghe, i titoli quinquennali tedeschi pagavano lo 0,5% contro lo 0,22% di quelli giapponesi, mentre il Bund decennale rendeva l’1,43% (il livello più basso dai tempi di Bismarck) contro lo 0,83% del T-note nipponico”.

Cosa potrebbe significare tutto questo? Secondo una corrente di pensiero, ricorda il broker, “i mercati dei titoli di Stato europei scontano un futuro simile a quello del Giappone, a parte il fatto che non ci vorranno 20 anni perché i loro rendimenti giungano a quei livelli: l’Europa potrebbe infatti arrivarci nell’arco di un solo lustro”. Un’altra scuola di pensiero sostiene invece che i mercati delle obbligazioni governative di molti paesi, tra cui in particolare la Germania, soffrano di una cronica sopravvalutazione. Sebbene le obbligazioni governative sembrino offrire rendimenti sempre meno appetibili, J.P. Morgan am ritiene che “darle per spacciate sarebbe un errore: il motivo dei rendimenti così bassi potrebbe infatti essere un altro, ovvero il fatto che il loro prezzo non dipende più dalle valutazioni ma dal valore di questi strumenti in quanto garanzia collaterale. Le maxi-aste della Bce, massicciamente sottoscritte, hanno infatti alzato vertiginosamente la domanda di obbligazioni a breve scadenza da depositare come collaterale. Di conseguenza, i rendimenti sono scesi al di sotto dei cosiddetti livelli di equilibrio”.

Quanto alle attese per il mese di giugno, le prossime sei settimane potrebbero mettere a dura prova gli investitori visto che il calendario contiene numerosi eventi potenzialmente destabilizzanti. Il rischi di geopolitica restano elevati, spiega J.P. Morgan am, “sia in relazione all’esito dei negoziati sul nucleare con l’Iran che delle riunioni di Bce e Banca d’Inghilterra in programma per il 6/7 giugno, le quali potrebbero concludersi con interventi di politica monetaria”. Verso la metà del mese prossimo (10 giugno) avranno luogo le elezioni parlamentari in Francia e a poca distanza (17 giugno) le nuove elezioni in Grecia, mentre il 20 giugno si terrà la riunione del Fomc, il Comitato per le operazioni di mercato aperto della Fed. “Nel frattempo, riteniamo possibile che le banche centrali di Europa e Cina decidano di allentare in modo sostanziale le rispettive politiche monetarie e non escludiamo neppure una manovra espansiva della Fed a giugno (se nelle prossime quattro-sei settimane i dati economici continueranno a deludere le attese). Sembra quindi che la volatilità continuerà a dominare i mercati ancora per qualche tempo, per questo al momento preferiamo evitare di esporci. È probabile che la nostra prossima decisione importante concernerà l’aumento del livello di rischio dei portafogli, ma solo quando avremo superato la fase di incertezza e volatilità che ci attende”.

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