M&G: bene il prestito Ue, ma la Spagna non si sieda sugli allori

Nonostante rimanga più di un’incertezza sui termini del prestito europeo alla Spagna – come ad esempio da dove verranno i fondi, se gli obbligazionisti saranno costretti a condividerne il peso, e se alle banche sarà permesso di pagare cedole condizionali sulle passività subordinate – in generale nel breve termine la decisione è positiva per le banche iberiche. Ne è convinto Stefan Isaacs, gestore del fondo M&G European Corporate Bond fund, secondo cui l’iniezione di liquidità “allontana la minaccia di una bancarotta causata dalle grandi perdite immobiliari nel breve termine e aiuta queste istituzioni a raggiungere i requisiti di capitale necessari a soddisfare i parametri internazionali”. Ma questo, sottolinea in gestore, “non diminuisce la necessità di operare vaste riforme al sistema finanziario del Paese. Poiché l’entità che riceve i fondi del salvataggio è parte del governo spagnolo, il bailout aggiungerà infatti ulteriore pressione sulle finanze pubbliche”.

 “Le banche spagnole richiederanno tutti i 100 miliardi di euro stanziati dalla Ue e questa cifra, pari a circa il 10% del Pil spagnolo, determinerà entro la fine dell’anno una crescita di circa l’85-90% del suo rapporto debito/Pil (dal 68.5% alla fine del 2011)”. A fronte di tutto ciò, continua Isaacs, “il governo spagnolo continua a sottostimare la dimensione dei problemi – tanto che nelle sue previsioni il deficit di bilancio nazionale per il 2013 è pari a circa la metà di quanto previsto dalla Commissione europea – e questo probabilmente mina ulteriormente la fiducia degli investitori nel Paese. Dato il rapporto sempre più diretto tra banche dell’Eurozona e relativi titoli di Stato, se la fiducia nei titoli di Stato appassisce ancora, si aggiungerà ulteriore pressione alle banche della regione. E questo non è affatto un equilibrio stabile”.

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