Consultinvest: gli indici dei mercati finanziari/3

CLASSIFICAZIONE DEI MERCATI – Un ultimo aspetto che suscita sempre lunghe discussioni tra gli investitori è la classificazione di un mercato come sviluppato, emergente o di frontiera, sottolinea Consultinvest. Anche se i criteri da considerare sono in parte noti, non c’è una opinione condivisa e le scelte sono spesso oggetto di critiche. Ad esempio MSCI considera come paesi sviluppati dell’Asia solo Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Singapore e Hong Kong. Ma la Corea è tuttora considerata paese emergente, anche se non tutti gli investitori la pensano allo stesso modo. Sulla Cina poi sono recenti i dibattiti sulla possibilità di promozione da emergente a sviluppato. Visto il peso del mercato, una sua eventuale promozione porterebbe tutti i gestori e i prodotti che seguono l’indice MSCI World a investire in Cina, solo per replicare il peso nell’indice, con impatti sul mercato che potrebbero essere molto significativi. La decisione se includere la Cina o meno tra i paesi sviluppati non è quindi un aspetto di poco conto e i criteri di scelta probabilmente non possono prescindere anche da considerazioni di politica internazionale.

GLI INDICI OBBLIGAZIONARI – Un ultimo aspetto interessante da approfondire è quello relativo agli indici obbligazionari che si sono sviluppati più recentemente, quando la disponibilità di prezzi di mercato affidabili e di sistemi di calcolo più sofisticati hanno consentito di calcolare degli indici che avessero un buon valore informativo. Anche se molte delle considerazioni esposte per gli indici azionari si applicano agli indici obbligazionari, ci sono alcune differenze sostanziali. Innanzitutto il peso di ogni titolo nell’indice. Se per un azione è ragionevole utilizzare la capitalizzazione per determinare il peso, per una obbligazione si ha l’effetto perverso per cui gli emittenti che hanno più emissioni (ovvero quelli più indebitati) risultano avere il maggior peso negli indici. L’effetto è evidente negli indici globali di governativi  in cui ad esempio l’Italia ha un peso rilevante. Per questo motivo alcune famiglie di indici usano altri criteri, quali ad esempio le dimensioni del PIL che dovrebbero rappresentare il peso di una economia, per costruire i propri indici. Nel caso degli emittenti societari, tutte le famiglie di indici prevedono un importo minimo perché una emissione possa rientrare nell’indice, ma molte prevedono anche un limite massimo per evitare che emissioni di dimensioni molto elevate di qualche multinazionale possano avere un peso troppo elevato nell’indice. Ci sono poi spesso altre regole per evitare che un indice obbligazionario abbia una esposizione settoriale troppo sbilanciata.

LA DURATA FINANZIARIA – Un altro aspetto da considerare è che la durata finanziaria di un indice può essere differente a seconda dei paesi, dato che non tutti i paesi emettono su tutte le scadenze e che ogni paese segue la propria politica di emissione per avere la distribuzione di scadenze che ritiene più adeguata al proprio debito. Gli indici di governativi della stessa famiglia di due paesi, anche dell’area Euro, possono avere una scadenza media diversa di qualche anno. La durata finanziaria poi varia al passare del tempo e in caso di molte emissioni che entrano a far parte dell’indice, può allungarsi significativamente (e viceversa in caso contrario). Un altro effetto non trascurabile si verifica quando a una società di grandi dimensioni viene abbassato il rating e passa da investment grade a high yield. E’ il fenomeno cd dei “fallen angels” che in alcune fasi di mercato può portare a una significativa distorsione settoriale. Ad esempio in passato quando molte aziende automobilistiche o di telecomunicazioni sono diventate high yield si è verificato un significativo sotto peso di questi settori rispetto a prima negli indici investment grade e un significativo sovra peso negli indici high yield. In generale gli indici obbligazionari sono molto più diversi tra di loro che quelli azionari e hanno un grado di dettaglio molto più elevato (suddivisione per paese, settore, rating, scadenza, valuta, ecc.). In conclusione, come sempre quando si tratta di investimenti, è necessario impiegare il tempo necessario per comprendere a fondo ciò in cui si intende investire e per capire se è adeguato alle proprie esigenze e al proprio profilo di rischio/rendimento. In caso non si voglia/possa dedicare il tempo necessario è importante rivolgersi al proprio intermediario, gestore, promotore finanziario di fiducia per comprendere le caratteristiche dell’investimento proposto. Considerata la vastissima offerta di indici oggi disponibile e di prodotti ad essi collegati è indispensabile una congrua fase di analisi per capire se un determinato investimento è quello che risponde alle nostre esigenze, analogamente a quanto si fa normalmente per l’acquisto di un cellulare, di un automobile o di un immobile, conclude la nota di Consultinvest.

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