Ucits IV, solo i bravi potranno guadagnarci

SIGNORE E SIGNORI, LA UCITS IV – Il grande disegno di un federalismo europeo, ormai sempre più in discussione, a un certo punto ha cominciato a permeare anche l’industria del risparmio gestito. E, tra una direttiva e l’altra, tra un acronimo e l’altro, siamo arrivati alla Ucits IV, mentre si sta lavorando alle prossime. In nome di più concorrenza e flessibilità. Ma è davvero così? E cosa cambierà per l’industria italiana?

PAOLO MARTINI – “L’introduzione della direttiva va nell’ottica di maggiore liberalizzazione, semplicità e internazionalità, rendendo meno complessa la distribuzione. Ma non saranno certo queste direttive a cambiare la situazione”, commenta Paolo Martini, responsabile marketing e wealth management di Azimut. “Veniamo da un decennio molto difficile sui mercati e il futuro non è dei più rosei. L’attività gestionale è diventata molto complessa tanto che l’Italia è sempre più una piattaforma distributiva mentre ormai è all’estero che si fa gestione. Così i bravi gestori finiscono per andarsene. Per noi questo momento è una grande opportunità e stiamo crescendo ma nel nostro caso il risparmio gestito è un core business. Per le banche, invece, è sempre un ‘di cui’. In questa industria non vedo dunque a breve un’inversione di tendenza ma un peggioramento della situazione”. Sta di fatto, comunque, che con la Ucits IV si dà la possibilità al gestore con passaporto europeo di poter operare liberamente in tutta Europa senza bisogno di essere autorizzato in ciascun Paese, oltre alla possibilità di creare feeder funds, ovvero fondi che investano al 90% su un altro fondo europeo.

MICHELE DE MICHELIS
– “Questo dovrebbe comportare un aumento della concorrenza, con più efficienza e vantaggi per l’utente finale. Potranno poi esserci fusioni trasnazionali tra fondi, grazie all’equiparazione giuridica, assistendo a un’attività di m&a anche tra fondi”, commenta Michele De Michelis, cio di Frame am. E continua: “Crediamo che i bravi gestori avranno solo da guadagnarci dall’evoluzione di questa normativa, mentre i fondi mal gestiti rischieranno seriamente di essere svuotati, venendo a mancare le barriere nazionali. Basti vedere cosa è successo con la telefonia mobile, quando è scomparso il monopolio delle compagnie nazionali”. Il leit motiv, insomma, è l’internazionalizzazione.

CLAUDIO TOSATO – “La direttiva Ucits IV, lungi dall’essere un’inutile sovrastruttura normativa, presenta la forza innovativa per incentivare l’evoluzione dei modelli di business dei player europei. Del resto nei settori fortemente regolamentati, come quello del risparmio gestito, spesso l’internazionalizzazione nasce e si rafforza per spinta del regolatore”, commenta Claudio Tosato, direttore prodotti di Anima sgr. E precisa: “In attesa degli ulteriori sviluppi di Ucits V, che dovrebbe avere un impatto prevalentemente sulle banche depositarie, le politiche di remunerazione dei gestori e le sanzioni a protezione della direttiva stessa, già oggi la Ucits IV consente alle società di gestione una razionalizzazione e una semplificazione della propria gamma d’offerta, attivando quelle economie di scala che portano a una sensibile riduzione dei costi operativi e gestionali a beneficio non solo dei propri dati di bilancio, ma soprattutto del cliente finale, che potrà disporre di prodotti sempre più efficienti e meno costosi. La riforma, oltre al passaporto del gestore, che permette a una sgr di gestire direttamente prodotti transfrontalieri, facilita le fusioni tra fondi crossborder (appartenenti a Stati membri differenti), consentendo di concentrare la propria offerta in un’unica piattaforma di prodotti localizzata nella giurisdizione che, per semplicità normativa, efficienza del regulator, infrastrutture tecnico-operative e fiscalità, è in grado di offrire maggiori vantaggi competitivi”. Infine, e non meno importante, è la struttura “master-feeder” che “rappresenta un valido contributo per potenziare la strategia commerciale delle sgr che intendono proporre prodotti di elevata qualità tarandoli su specifici canali distributivi o segmenti di clientela. Tutto ciò a vantaggio degli investitori finali, che posso accedere a una semplice documentazione d’offerta e a una dettagliata assistenza nel post vendita”, conclude Tosato.

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