Natixis Gam: tra gli istituzionali vince la prudenza

L’UMORE DEGLI ISTITUZIONALI – La maggioranza degli investitori istituzionali dei vari Paesi ritiene che per rispondere alle nuove condizioni del mercato non bastino i tradizionali metodi di investimento. Questo è quanto è emerso da un sondaggio effettuato da Natixis Global Asset Management presso circa 500 investitori istituzionali a livello internazionale. Le tre variabili economiche che risultano determinare di più le scelte di investimento sono la crisi finanziaria europea (70%), la crescita economica (57%) e i livelli del debito sovrano dei vari Paesi (54%).

I NUOVI APPROCCI – Gli intervistati si stanno orientando verso approcci che permettano la crescita del capitale nel lungo periodo e un controllo più efficiente del rischio di portafoglio. E il rischio è anche una delle principali paure degli investitori istituzionali in Italia, dove un 40% è turbato dall’aumento della volatilità e della rischiosità. Per il 17%, in particolare, la preoccupazione principale è la capacità di reagire velocemente all’estrema volatilità dei mercati, per il 13% il possibile contagio causato dalla crisi e per un altro 13% il manifestarsi di rischi imprevisti nel proprio portafoglio.

MAGGIORE PRUDENZA – Una situazione che giustifica la prudenza registrata nelle scelte di portafoglio. In media, gli investitori istituzionali italiani detengono la quota maggiore degli asset in categorie che hanno una volatilità minore come obbligazioni (34%) e liquidità (16%), rispetto a investimenti più legati ai movimenti di mercato come le azioni (18%), agli alternativi – hedge fund, private equity e venture capital – che rappresentano il 9% del portafoglio o ad asset reali come obbligazioni legate a inflazione, materie prime e immobiliare (8%).

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