Credit Suisse dice la sua a BLUERATING sul mondo dei fondi nel 2013

UN ANNO DI SFIDE – Quest’anno non si può certo dire che la congiuntura sia stata favorevole e per il prossimo anno il mondo dell’asset management si troverà ad affrontare diverse nuove sfide. BLUERATING ne ha parlato con il capo dei fondi di Credit Suisse in Italia, Andrea Sanguinetto (nella foto).


Andrea Sanguinetto, responsabile distribuzione fondi Credit Suisse

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ome è andato il mondo dei fondi nel 2012?
Il 2012 è stato nel complesso positivo per i fondi in Italia, in particolare si conferma anche quest’anno l’appetito da parte degli investitori per i prodotti promossi da gestori esteri. La raccolta si è concentrata in particolare sui prodotti obbligazionari più dinamici e diversificati, in grado di offrire rendimenti interessanti attraverso esposizione ai crediti e ai mercati emergenti. Anche i prodotti di asset allocation flessibile orientata al controllo del rischio hanno conquistato l’interesse di una parte importante del mercato.

Ci sono gli ingredienti per una crescita nel 2013?
Per il 2013 ci aspettiamo che gli investitori tornino gradualmente a guardare con maggiore interesse anche i prodotti azionari, sull’onda della performance positiva delle borse mondiali nel 2012. In particolare pensiamo che verranno apprezzati i fondi high dividend, in grado di coniugare un approccio tendenzialmente meno rischioso all’investimento azionario con la domanda di rendimento sempre sostenuta in Italia. In questo ambito, privilegiamo in particolare le strategie high dividend sui mercati azionari europei ed asiatici. Attenzione però, quando si sposa un approccio orientato al dividendo, alla diversificazione settoriale: la ricerca dei dividendi per noi non deve andare a scapito di una buona diversificazione tra i diversi settori che compongono il mercato azionario.

Quali sono i problemi che il settore dovrà affrontare e risolvere il prossimo anno?

Quest’anno la grande parte degli investimenti ha generato ritorni molto soddisfacenti. La soddisfazione che gli investitori hanno raccolto in particolare attraverso l’investimento in prodotti obbligazionari sarà più difficile da ripetere il prossimo anno. I tassi reali sono su livelli molto bassi e gli spread di credito hanno corso parecchio. In questo contesto diventa più complesso per i portafogli obbligazionari tradizionali offrire rendimenti interessanti. Il portafoglio obbligazionario dovrà essere pronto ad utilizzare in misura crescente strumenti di investimento con caratteristiche analoghe al reddito fisso ma che consentono di meglio comportarsi in un contesto di tassi reali vicini a zero, (ad esempio inflation linked, high yield e convertibili). L’investimento obbligazionario diventa più complesso e il fai da te fortemente sconsigliato.

Cosa c’è da fare ancora a livello normativo?
Sul versante normativo, l’agenda è ricca di appuntamenti che potranno incidere sul contesto in cui opera il settore, a partire dalla direttiva sugli investimenti alternativi che verrà recepita in Italia la prossima estate, per poi passare a Mifid 2. Nonostante l’impatto di tali novità regolamentari in Italia non sia ancora totalmente chiarito, non sembra di essere di fronte a radicali cambiamenti strutturali delle regole del gioco e del contesto competitivo. All’industria gioverebbe invece certamente un quadro fiscale più favorevole per forme di investimento a lungo termine ma nel contesto attuale delle nostre finanze pubbliche non appare più un tema di particolare e immediata attualità.

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