Jp Morgan AM, focus sul Regno Unito: è la fine di un’altra valuta rifugio?

LA RIUNIONE DELLA BOE – Nel corso della settimana sono stati diffusi i verbali dell’ultima riunione del Comitato di Politica Monetaria della Banca d’Inghilterra, cui è seguito un discorso del governatore dell’autorità monetaria britannica Mervyn King. Entrambi, ricordano gli analisti di Jp Morgan AM, hanno indicato che la banca centrale britannica favorirebbe un indebolimento del livello ponderato per l’interscambio della sterlina.

CORSA AL RIBASSO DELLE VALUTE –
Si è molto parlato di “corsa al ribasso” delle valute. La questione è: esiste il potenziale per la sterlina di essere una “vincitrice” in tale corsa e, se così fosse, quali sarebbero le probabili implicazioni per le altre classi di attivo britanniche?  Riteniamo che l’indice ponderato per l’interscambio della sterlina possa essere vulnerabile da una prospettiva sia ciclica che strutturale. Ciò fa seguito a una forte performance nel 2012, sospinta da flussi alla ricerca di un porto sicuro mentre gli investitori tentavano di evitare gli investimenti denominati in euro. Vi sono ora indicazioni che una parte di tali flussi si stia invertendo dopo l’introduzione delle operazioni definitive monetarie (Outright Monetary Transactions, Omt) da parte della Bce l’estate scorsa; degno di rilievo è il fatto che nell’ultimo mese le tre “valute rifugio” (yen, franco svizzero e sterlina britannica) siano state le più deboli tra le monete del G10 sulla scia del miglioramento del clima di mercato generale.

CRESCITA DEBOLE –
Nel Regno Unito la crescita è debole, come evidenziato dal dato del Pil reale del quarto trimestre diffuso venerdì (-0,3% su base trimestrale e invariato su base annuale). Ciò nondimeno, secondo l’Ocse nel 2013 il Regno Unito inasprirà probabilmente la politica fiscale più di ogni altro paese del G10 a parte l’Australia. Nel frattempo, il potenziale di nuovi stimoli monetari a compensazione appare limitato, dato che l’inflazione resta persistentemente elevata e i membri del Comitato di politica monetaria mettono sempre più in dubbio i benefici di un ulteriore allentamento quantitativo.

RIDUZIONE DEL DEBITO –
Il Regno Unito ha compiuto scarsi progressi in direzione di una riduzione del livello del debito totale rispetto al Pil, nel mercato immobiliare residenziale permane un forte indebitamento, i flussi sia commerciali che del reddito netto si stanno deteriorando e vi è il rischio di un declassamento dal prezioso rating a tripla A. Esiste pertanto uno scenario indicativo della possibilità di una tendenza al deprezzamento della sterlina e continueremo a lavorare con il nostro Currency Group per monitorare questi sviluppi.

SOTTOPESATI NELLE AZIONI BRITANNICHE, PER ORA –
Siamo sorpresi che sinora non vi sia stato un relativo indebolimento dei Gilt, visti i significativi flussi di rientro verso i mercati obbligazionari dei paesi periferici europei. Ma la classe di attivo su cui un indebolimento della sterlina potrebbe avere il maggiore impatto – in questo caso positivo – sarebbero le azioni britanniche. Il Ftse ha sottoperformato rispetto agli altri principali indici azionari negli ultimi 12 mesi, apprezzandosi meno dell’S&P, dell’Eurostoxx e del Topix rispettivamente del 3%, del 4% e del 10%. Tuttavia, siamo consci della lezione di breve periodo del Topix giapponese e dell’Smi svizzero, dove si sono visti i mercati azionari locali rispondere molto positivamente alla debolezza valutaria. Siamo al momento sottopesati nelle azioni britanniche, ma questa posizione è in fase di esame.

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