I pir? Un affare ma occhio ai costi

Pubblichiamo di seguito un cimmento sui pir  tratto dal blog Risparmiamocelo.it

Negli ultimi mesi non si fa altro che parlare di Piani individuali di risparmio, meglio conosciuti con l’acronimo Pir, nati come contenitori fiscali all’interno dei quali i risparmiatori possono collocare qualsiasi tipologia di strumento finanziario come azioni, obbligazioni, quote di fondi comuni, nel rispetto di alcuni requisiti. L’obiettivo dei Pir è quello di indirizzare i risparmi delle famiglie verso l’economia reale italiana, offrendo in cambio un’importante agevolazione fiscale per chi investe.
Fatte queste premesse, tra i risparmiatori italiani l’interrogativo più ricorrente è: quanto si può guadagnare sottoscrivendo un Piano individuale di risparmio?

ORIZZONTE TEMPORALE – Innanzitutto, occorre capire qual è il vantaggio più rilevante offerto dai Pir: l’azzeramento dell’aliquota d’imposta sulle plusvalenze che ammonta al 12,5% per i titoli di Stato e al 26% per le azioni e altre obbligazioni. A scanso di equivoci occorre fare chiarezza sull’orizzonte temporale effettivo per ottenere l’esenzione fiscale. La normativa prevede infatti che il periodo minimo di 5 anni, per godere del vantaggio fiscale, debba decorrere a partire da ogni versamento fatto durante la vita del Pir. In pratica i rendimenti prodotti da un somma investita nel 2017 potranno godere del beneficio fiscale soltanto nel 2022, quelli prodotti da un versamento nel 2018, nel 2023 e così via. L’investimento in un Pir non solo può proiettarsi ben oltre i 5 anni, ma assumere un orizzonte temporale di lungo periodo è consigliabile per portare a casa guadagni più consistenti. E a breve, vedremo il perché. Ovviamente nulla vieta la possibilità di disinvestire prima ma in questo caso si applicano le ordinarie imposte sui redditi percepiti dell’investitore.

INDIVIDUALI, NON COINTESTABILI –È possibile investire fino a un massimo di 30mila euro annui e comunque non oltre il tetto massimo di 150mila euro per tutta la vita dell’investimento.
Sono individuali, non cointestabili e si rivolgono esclusivamente alle persone fisiche. È possibile sottoscrivere un Pir una sola volta nella vita anche se non ci sono limiti di tempo sulla sua detenzione.
Almeno il 70% del patrimonio deve essere destinato a strumenti finanziari emessi da imprese con organizzazione stabile in Italia, di cui il 30% in imprese diverse da quelle inserite nell’indice Ftse Mib. Non più del 10% del Pir può essere investito in strumenti emessi dallo stesso emittente, questo per evitare il rischio di concentrazione di portafoglio.
RENDIMENTI COMPARATI – Come già detto, grazie all’agevolazione fiscale, l’investimento si dimostra decisamente attraente per l’investitore. Per avere un’idea dell’effetto del vantaggio fiscale, abbiamo confrontato un piano di investimento fatto su un fondo Pir con un altro intrapreso su un altro fondo che è tassato secondo la vigente aliquota sui rendimenti (26%). Nel primo esempio, sono stati investiti 30mila euro annui (il massimo consentito) per i primi 5 anni. A partire dal sesto anno in poi, la quota del fondo è rimasta investita senza ulteriori versamenti, capitalizzando pertanto il suo valore di anno in anno. Considerando un rendimento annuale costante, dopo 10 anni il valore del fondo Pir sarà pari a 370mila euro che corrisponde a un guadagno di 220mila euro (+147%) sulle somme investite di circa 57mila euro in più rispetto al fondo che non gode dell’agevolazione fiscale. Allungando l’orizzonte temporale fino a 30 anni, il rendimento del fondo Pir avrà generato circa 855mila euro in più rispetto al fondo “No-Pir”. Come già anticipato, investire mensilmente 2.500 euro è il massimo consentito permette di raggiungere il massimo di 150mila nel giro di soli 5 anni. Ovviamente, è possibile godere di vantaggi non indifferenti anche per importi accessibili a tutte le tasche. Se avessimo investito 6mila euro all’anno, dopo 25 anni il patrimonio del Pir sarebbe stato pari a 865mila euro, generando un guadagno di 185mila euro rispetto al fondo privo dell’agevolazione fiscale.

UN PUNTO DELICATO – Abbiamo visto che con i Pir si guadagna, ma un punto delicato riguarda i costi associati a questo tipo di prodotto. Il rischio maggiore è proprio quello di erodere, in tutto o in parte, il vantaggio che deriva dalla detassazione dei profitti del fondo. Il consiglio principale da dare ai risparmiatori è quello di leggere attentamente il regolamento del fondo e di non farsi influenzare troppo facilmente dalla scritta “Pir”. La speranza è quella che le case di gestione possano applicare le stesse commissioni di gestione dei fondi normali anche ai fondi Pir. Allora si che in questo caso i Pir possono essere un’occasione più unica che rara per investire i propri risparmi.

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